Domenica 25 dicembre il padre Vescovo Oscar ha presieduto il solenne pontificale del mattino di Natale in Cattedrale a Como. Al termine della Santa Messa monsignor Cantoni si è recato in visita presso il Centro di Accoglienza temporaneo per richiedenti asilo di via Regina. Mentre il pranzo si è svolto presso l’Opera don Guanella insieme a una trentina di volontari e a oltre un centinaio di persone che si trovano in situazione di difficoltà.

Qui di seguito il testo dell’omelia del Vescovo.

“Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi”.

Questa espressione del Vangelo di Giovanni, appena proclamato, è il cuore e il centro dell’annuncio della parola di Dio in questa celebrazione eucaristica.

Il Verbo del Padre, Colui che è il più intimo a Lui perché figlio, è venuto per regalarci lui, il Padre.

Cristo Signore è dunque l’ interpretazione piena e perfetta del Padre.  Sì, “Dio che molte volte e in diversi modi nei tempi antichi aveva parlato ai padri per mezzo dei profeti”, (come è detto nella lettera agli Ebrei), ora ha parlato a noi per mezzo del Figlio”.  Egli, fattosi uno di noi, dentro la nostra umanità, ha ribaltato il nostro modo di pensare Dio e quindi di rapportarci con Lui, ma anche tra di noi. “Un capovolgimento di tutti i valori familiari all’uomo, non solo umani, ma anche divini”, ha scritto un noto autore. Venuto ad abitare nella condizione umana, il Figlio di Dio ci ha trasmesso, con le sue parole e le sue azioni, non l’immagine di un Dio rivestito di gloria e di potenza, ma di un Dio umile, mite, amante dell’uomo. Un Dio che preferisce servire l’uomo, piuttosto che essere servito.

Venuto tra noi, Egli stesso si è presentato come il più piccolo degli esseri, il più fragile, il più debole, ma anche il più umano tra gli uomini. Quale meraviglia e stupore per noi, abituati a pensare Dio che domina dall’alto e soggioga l’uomo al suo servizio! Dio si è fatto uno di noi perché possiamo sperimentare il suo amore, avere confidenza in Lui, e poi perché ciascuno possa sentirsi pensato, amato, cercato da Lui, prezioso al suo cuore di padre.

Tanto diverso dalla logica umana, per cui vorremmo differenziarci dagli altri attraverso il potere, il successo, l’avere, considerate le uniche condizioni indispensabili per una esistenza degna.

Il Signore si presenta a noi in una forma di povertà e debolezza, ci offre il suo amore, perché noi non ci sentiamo obbligati a riamarlo, ma liberamente aderiamo a lui, con tutto il cuore.

Riconoscere il suo amore, però, nello stesso tempo, significa sovvertire il nostro rapporto con gli altri, pensati non più come concorrenti e ostili, non più con la categoria del merito o dell’utile, ma accolti con la stessa relazione che Dio ha stabilito con noi, quindi al ritmo della solidarietà, della vicinanza amica, della tenerezza semplice e umile, nel rispetto totale delle reciproche identità. La rivalità, la cupidigia di possedere l’altro, non potranno più avere l’ultima parola nei rapporti umani. Se l’amore eterno ha preso dimora tra gli uomini, costoro dovrebbero essere capaci di amarsi tra loro “come” li ha amati Cristo, immagine di Dio amore. Proprio attraverso la carità, noi cristiani dovremmo contribuire a reincantare il mondo. Chiediamo al bambino di Betlemme questo dono per fare della Chiesa e di ogni famiglia cristiana una comunità attraente, perché solidale e fraterna.

+ Oscar, vescovo