Carissimi amici

Con gli auguri più cordiali di “buon anno”, vi presentiamo il primo numero de “Il Settimanale della Diocesi di Como”.

E’ un atto di coraggio per rispondere al desiderio del Vescovo e alla responsabile presa di posizione del Consiglio Pastorale Diocesano.

Crediamo che nessuno ignori le difficoltà economiche di questa impresa, i rischi di una gestione nuova, la responsabilità di non tradire le attese della Diocesi. Il coraggio con cui cominciamo è simile a quello che ci vuole per  mettere al mondo una nuova creatura: non bastano i calcoli più rigidi per sostenerlo, occorre una grande fiducia.

Il “nuovo” Settimanale è anche un atto di fiducia in voi, nella nostra gente. Dai frequenti e vari contatti con sacerdoti e laici, da  molti segni concreti, abbiamo l’impressione che la nostra diocesi stia crescendo.

L’8 gennaio 1977 veniva dato alle stampe il primo numero de “Il Settimanale della Diocesi di Como”. Un giornale che nasceva dalle ceneri della crisi dell’Ordine, grazie all’ingegno e al cuore pastorale di don Titino Levi e don Virgilio Bianchi con l’ausilio di una giovane redazione. Voce del vescovo e giornale della Diocesi, il Settimanale assumeva la forma della Società Cooperativa per coinvolgere le parrocchie (70 i soci fondatori) e poter operare liberamente nel mercato dell’editoria.

Abbiamo scelto di festeggiare questo anniversario riproponendovi il primo editoriale apparso sul giornale in quel lontano 8 gennaio 1977.

“C’è una consapevolezza nuova della situazione in cui vivono le nostre comunità, un più accentuato senso critico, un’esigenza più diffusa di autenticità, una richiesta più convinta ed urgente di aiuto per un valido “passaggio” culturale e per una vera maturazione della fede. Ed insieme c’è, in molti, un diffuso senso di smarrimento e di paura, una segreta sofferenza di fronte alla difficoltà di scoprire il modo di vivere la propria fede in questa situazione inedita, difficile, piene di equivoci.sottofondo

Questo contesto di progressiva maturazione e di difficoltà dolorosamente avvertite, ci sembra più adatto per la comprensione e la diffusione di un settimanale che si ponga, con umiltà e con coraggio, come organo di informazione e formazione, come segno e luogo di dialogo.

Inoltre in una diocesi come la nostra così varia per le condizioni economiche, sociali, culturali, che si estendono per quasi 300 chilometri, un settimanale ben fatto appare come strumento necessario di unificazione e di educazione comunitaria. Su questo si fonda la nostra fiducia che il settimanale viva e che la sua piena autonomia giuridica ed amministrativa sia stimolo per la sua crescita.

L’interesse rinnovato, la simpatia, l’amicizia che in questo periodo di tempo circondano il “Settimanale”, ci sembrano di buon auspicio. Tuttavia non ci illudiamo: tutto questo deve trasformarsi in autentica e continua collaborazione e nello sforzo di creare condizioni stabili per un sicuro autofinanziamento. Per questo bisogna puntare su piccoli gruppi redazionali nelle diverse parti della diocesi e (non spaventatevi) su 10.000 (diecimila) abbonamenti tra ordinari e sostenitori. Sembra una cifra molto alta, ma si riduce ( vista nelle sue componenti) ad una media di 30 abbonamenti per parrocchia.

In pellegrinaggio per festeggiare i nostri 40 anni!

In pellegrinaggio per festeggiare i nostri 40 anni!

Le linee che “Il Settimanale” si propone in questo nuovo periodo di vita, sono quelle che caratterizzano la vita di ogni comunità ecclesiale: continuità e progresso. La continuità significa fedeltà alla Verità che ci supera che è sempre più ricca della nostra parziale conoscenza.

Il progresso è approfondimento, concretizzazione di essa nella storia e nella situazione in cui vive e opera l’uomo di oggi, la nostra comunità.

La fedeltà alla verità non è nostalgia del passato e il progresso non si configura come presuntuosa fuga in avanti. L’atteggiamento che il settimanale intende assumere è quello del realismo cristiano. Ci sembra che esso richieda: serietà di informazione e di analisi critica dei fatti; rispetto assoluto delle persone al di là delle loro opinioni e dei loro atteggiamenti discutibili e forse condannabili; vivo senso di umiltà unito al coraggio della denuncia di tutto quello che offende l’uomo e in lui il Signore; una speranza continuamente rinnovata che, pur denunciando il male, pone l’accento sul bene, sulla fiducia nell’uomo e nella presenza di Dio nella storia; un attaccamento indiscusso al Vangelo e alla Chiesa, quella che vive oggi, che si esprime nel Concilio, nella parola dei Pastori, nella sofferenza e nella speranza dei suoi fedeli e particolarmente nei poveri.

Con questo spirito imposteremo le rubriche del giornale e accoglieremo i contributi di quanti credono di farci dono della loro parola e della loro esperienza per far meglio conoscere la verità e per far crescere la nostra comunità.

Vorremmo che, impostato con questo spirito, “Il Settimanale” diventasse veramente il giornale della diocesi, sia per la varietà della collaborazione redazionale, sia dal punto amministrativo. In questo modo sarebbe strumento di una vasta circolazione di idee e di un prezioso scambio di esperienza “segno” di una partecipazione responsabile che indica che la nostra chiesa locale, così dispersa geograficamente, si sente comunità.

Prima di terminare dobbiamo assolvere due doveri. Dobbiamo ringraziare don Peppino Brusadelli di avere firmato per tanti anni il settimanale come direttore responsabile, fidandosi ciecamente di noi. E’ un grazie di riconoscenza e di tanta ammirata amicizia per il suo lavoro indefesso. Continueremo a discutere con lui, perché, anche quando non condividiamo le sue opinioni ed il modo di esprimerle, la sua prosa ci stimola sempre.

Dobbiamo infine invitare tutti voi, quando passerete per Como, a venire a trovarci nella nostra sede: povera, ma accogliente per l’affetto con cui parecchi amici l’hanno pulita ed abbellita. Anche questo, oltre l’abbonamento, è un segno di amicizia.

Vi salutiamo con molta cordialità e vi rinnoviamo l’augurio di un anno sereno.

Il gruppo redazionale

(8 gennaio 1977)

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