PaxCambio della guardia ai vertici del Coordinamento Comasco per la Pace. Nei giorni scorsi Mauro Oricchio ha infatti lasciato la direzione dopo dieci anni di servizio. Al suo posto è subentrato Fabio Ronchetti.

Un passaggio di consegne in un periodo particolare per il soldalizio, che quest’anno taglia il traguardo dei vent’anni di attività. Era infatti il 3 ottobre 1997 quando, presso il Teatro Sociale di Canzo, 30 Comuni della provincia di Como e 30 associazioni e cooperative comasche sottoscrivevano l’atto costitutivo del Coordinamento Comasco per la Pace. “Comuni e associazioni – si legge nella nota distribuita all’epoca – daranno vita, in tal modo, ad un’organizzazione comune che permetterà loro di lavorare insieme sul versante dell’educazione alla Pace, della Cooperazione Internazionale Decentrata, degli scambi internazionali e della solidarietà tra i popoli…

Oggi sono 27 i Comuni che ne fanno parte e 51 le associazioni. Una realtà che ha tenuto all’usura del tempo, accostando centinaia di giovani alle tematiche della pace e della non violenza.

Mauro Oricchio Coordinamento Comasco Pace

Mauro Oricchio

«A settembre sarebbero stati per me dieci anni da direttore – spiega al Settimanale Mauro Oricchio -. Nel mio mandato, al di là dell’obiettivo di proseguire le attività già intraprese e di investire sul piano della formazione e sensibilizzazione dei giovani, facendo leva sulla Scuola Diritti Umani, c’era quello di costruire le condizioni affinché vi fosse un passaggio di consegne alle nuove generazioni. Oggi, trascorsi 10 anni, possiamo dire che questo percorso ha funzionato. Il seme gettato attraverso la SDU ha portato e sta portando frutti».

Fabio Ronchetti intervista radiofonica

Fabio Ronchetti

«Ho conosciuto il Coordinamento Comasco per la Pace nel 2005-2006,  frequentando la Scuola Diritti Umani – conferma il nuovo direttore Fabio Ronchetti -. Col tempo ho incominciato a chiedermi come potere essere utile in maniera diretta e da Mauro Oricchio è arrivata la proposta di seguire, in equipe, la stessa SDU. Il mio coinvolgimento più operativo è stato dunque un continuum del mio primo legame. Ed oggi eccomi qui».

L’intervista completa sul Settimanale della Diocesi.