Una settimana fa qui, a Balerna, in questa stazione, i soccorritori tiravano giù dal tetto di un treno il corpo senza vita, folgorato, di un ventenne del Mali. Su quel treno cercava la vita ma vi ha trovato la morte. Era un fratello. Aveva parenti e amici da qualche parte, a casa o in Europa. E’ fratello anche nostro e in un modo o nell’altro ne siamo responsabili”.

Risuonano nel silenzio, interrotto solo dal passaggio dei treni, le parole di don Marco Notari, vicario di Balerna, durante il momento di preghiera organizzato lunedì 6 marzo alla stazione del comune svizzero.

Attorno a lui circa ottanta persone: molti parrocchiani, ma anche alcuni volontari venuti dalla vicina Chiasso e una delegazione comasca guidata dal direttore della Caritas, Roberto Bernasconi, e dal parroco di Rebbio, don Giusto Della Valle. Si sono ritrovati così, in semplicità, rispondendo alla proposta lanciata dalla parrocchia ticinese per un breve momento di preghiera e ricordo a una settimana esatta dalla tragedia costata la vita ad un giovane migrante, la cui salma è stata riconosciuta solo nei giorni scorsi.

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Il giovane era salito – non si sa bene in che punto – sul Tilo partito alle 18.10 da Milano Centrale con destinazione Bellinzona. Non era la prima volta che provava a passare il confine. Secondo quanto ricostruito dalle autorità – che non hanno però rivelato l’identità – il ventenne era già stato fermato al confine italo-francese nei pressi di Ventimiglia. Lunedì un altro tentativo, questa volta passando da Como.

“Questo ragazzo – ha proseguito don Marco – è morto sul tetto di un treno, qui alla stazione ferroviaria di casa nostra, sulla soglia delle nostre case. Non possiamo non sentire questo grido, ma corriamo il rischio di non ascoltarlo, possiamo cadere nuovamente nell’indifferenza. Forse non abbiamo le soluzioni, non esiste la bacchetta magica… ma dobbiamo chiederci se crediamo davvero che le attuali disposizioni europee e svizzere in fatto di migrazione corrispondano al nostro cuore, corrispondano alla nostra fede, corrispondano alla Parola di Dio e al Vangelo”.

Il sacerdote – accompagnato dal parroco di Balerna, don Gian Pietro Ministrini e da quello di Chiasso don Gianfranco Feliciani – si è rivolto al giovane chiamandolo Viktor, ricordando San Vittore il patrono della parrocchia che era originario del nord Africa. Ha invitato a pregare per lui, probabilmente di religione musulmana come l’80% dei maliani, e per quanti hanno perso la vita nei viaggi verso l’Europa.

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Nella stazione di Balerna sono risuonate anche la parole del vescovo di Lugano, mons. Valerio Lazzeri, che ha inviato un messaggio di vicinanza alla comunità (leggi qui il testo integrale).

“L’immagine della sua fine crudele – scrive il Vescovo – ci spinga a fare più generosamente spazio in noi al dramma in atto, perché sappiamo trovare parole e gesti di umanità, pensieri costruttivi e progetti di solidarietà e, a ogni livello, una più consapevole, degna e concertata risposta umana e civile a quanto sta accadendo anche nel nostro Paese”.