Pubblichiamo il testo integrale dell’omelia del Vescovo Oscar nella domenica di Pasqua.

Pasqua 2017
Nella lettura del Vangelo di Giovanni appena ascoltata ci sorprende innanzitutto la descrizione della corsa affannata delle donne, che tornate dal sepolcro, pensando che il corpo del Signore fosse stato trafugato, vanno a chiamare, anzi a scuotere i discepoli, i quali, a loro volta vanno in fretta al sepolcro, del tutto, però, impreparati e inconsapevoli della risurrezione del loro maestro e Signore.
Qui scoprono l’inatteso.
Il mondo di Dio è tanto diverso da ciò che pensa l’uomo, lo supera a dismisura. Solo Dio ce lo rivela, se siamo disposti ad andare oltre le nostre certezze e a lasciarci sorprendere dalla sua azione.
I segni della risurrezione di Gesù: la tomba vuota, i teli posati a parte, il sudario, non sono che degli umili indizi, ma da soli non conducono alla fede.
Il Cristo rivela la sua nuova condizione solo a chi, come al discepolo amato, pone la sua fiducia nella Scrittura, comprendendo che essa già aveva rivelato che Cristo sarebbe risorto dai morti. Gesù tocca il cuore dei discepoli e abilita per grazia i loro occhi a comprendere ciò che prima non riuscivano a vedere.
I vangeli non descrivono la scena della risurrezione, semplicemente testimoniano la gioia dei discepoli che si sono lasciati trasformare dall’incontro con il crocifisso risorto e così hanno imparato a vivere la loro vita da risorti, in un modo nuovo.
“Se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù”, abbiamo ascoltato nella seconda lettura. Espressione che certo non ci invita ad estraniarci dalle realtà complesse del mondo, ma a interpretarle alla luce di ciò che è veramente nuovo, ossia la forza invasiva della risurrezione del Signore, che mette in moto un nuovo modo di essere e di operare, un modo nuovo di considerare la vita e di relazionarsi con le persone.
Le cose di lassù sono testimoniate dal credente che per grazia passa dalla schiavitù alla libertà. A ben vedere sono tante le schiavitù alle quali siamo soggetti!
Le cose di lassù sono vissute fin d’ora dal discepolo che è in grado di trasformare la tristezza in gioia, in virtù della sua fede in Cristo. Le oscurità e le paure non devono attirare lo sguardo dell’anima e prendere possesso del cuore. La gioia per il cristiano non è un accessorio secondario, è un obbligo, mentre il mondo è sempre più rattristato, nonostante il lodevole progresso.
Pensare alle cose di lassù ci costringe a trasformare il lutto in festa, le tenebre in luce nella certezza di essere amati e perdonati da Dio. ci invita a credere che il nostro operare è sostenuto dalla speranza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore di Dio.

+ Oscar, vescovo