Dallo scorso 18 aprile il Parco delle incisioni rupestri di Grosio e il circuito dei castelli – formato da due edifici, l’imponente Castello Nuovo e quello millenario di San Faustino, entrambi di epoca medievale – sono chiusi al pubblico, «in attesa dell’accordo tra gli Enti consorziati». Questa la frase che compare cliccando sulla homepage del sito istituzionale del Parco.

La chiusura, ci si augura temporanea, era ventilata da tempo. Il mese scorso un incontro in Prefettura, presenti la Comunità Montana di Tirano, i Comuni di Grosio e Grosotto e l’Ente Provincia, non ha portato i risultati sperati. E così, «in attesa di un accordo», l’area, che lo scorso anno ha richiamato quasi 8mila persone fra visitatori, turisti e appassionati di archeologia, resta inaccessibile al pubblico.

Il problema sembra essere principalmente legato a questioni economiche, con risorse a disposizione del Parco sempre meno consistenti e il Comune di Grosotto, alla guida del Consorzio di gestione, deciso ad abbandonare la carica. Negli ultimi due mesi il Parco è stato accessibile grazie alla volontaria iniziativa del presidente Alessandro Deriu, ma senza coperture assicurative era impossibile pensare a un prosieguo dell’attività.

L’augurio è quello di trovare, entro poche settimane, un accordo, per scongiurare il prolungamento della chiusura, con il rischio che il Parco perda la propria unicità per essere inglobato nel Parco delle Orobie.

Una delle possibili soluzioni è affidare la gestione al Consorzio Turistico del Terziere Superiore, che ha già dato la propria disponibilità.

Il Parco si compone dell’area della Rupe Magna, scoperta nel 1966, un masso erratico con oltre 5mila incisioni rupestri, databili fra il Neolitico e l’età del Ferro; i due castelli – uno dell’anno 1000 e l’altro 1300 – e un Antiquarium, un’esposizione con reperti dell’età del Bronzo e del Ferro ritrovati in insediamenti preistorici della zona.