“Prima della benedizione vorrei ricordare l’apporto positivo dei nostri parroci i quali con l’odore delle pecore, come direbbe Papa Francesco, hanno vissuto solidarmente con la loro gente come presenza della Chiesa attiva sul territorio”.

E’ con questo richiamo ai tanti sacerdoti della Valtellina che, in quel lontano 1987, vissero i giorni della tragedia al fianco delle loro comunità che si è conclusa la celebrazione di oggi nel trentennale dell’alluvione in Valtellina, costato la vita a 53 persone. Oltre un migliaio i presenti ad Aquilone, una delle frazioni del comune di Valdisotto (Sondrio), letteralmente cancellata dalla frana della Val Pola del 28 luglio.

“Di fronte alle calamità, a partire da quelle naturali, – ha detto mons. Cantoni nell’omelia – siamo riportati immediatamente alle nostre comuni radici, che ci fanno sentire di appartenere ad un’unica famiglia chiamata ad una più intesa solidarietà, ci rimandano al nostro territorio, al ricco patrimonio naturale, storico, artistico, culturale e religioso da difendere e culturale”.

Quanto accaduto – ha proseguito mons. Cantoni – “non ha solo trasformato il nostro territorio nella sua conformazione morfologica. Ha generato in ciascuno di noi dolore e lutti, ma insieme ha permesso un vivo coinvolgimento. Non siamo rimasti passivi di fronte alla drammatica situazione, ma piuttosto ci ha dato l’occasione per trasformare la tragedia, in una nuova opportunità, frutto di una vicendevole responsabilità, che è il modo più degno, insieme alla preghiera di suffragio, per onorare la memoria delle numerose vittime. Abbiamo imparato a testimoniare la solidarietà verso gli altri ma anche a sentirci responsabili verso la natura, di cui non siamo padroni ma solo dei custodi”.

“Nella tragedia – ha concluso – è emersa l’anima credente di un popolo dalle antiche radici cristiane, che sa affrontare le fatiche e le prove della vita, accettando che Dio possa trasformare il male in occasione di rinnovata, intensa, fraternità.