La quiete che avvolge il piccolo sacrario di Aquilone (So), in Alta Valtellina, questa mattina è stata turbata dalla presenza di oltre mille persone che si sono radunate per la cerimonia di commemorazione a trent’anni dall’alluvione in Valtellina.

Erano presenti il vescovo monsignor Oscar Cantoni, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, il governatore lombardo Roberto Maroni, tante autorità civili e militari del territorio locale e nazionale.

Il 18 luglio 1987 eventi climatici e idrogeologici straordinari – che iniziarono dalla Bassa Valtellina con le prime frane mortali in Val Tartano – si abbatterono principalmente sul territorio della provincia di Sondrio, ma interessarono anche il Lago di Como, le Valli Brembana e Camonica, il Trentino.

In totale oltre 120 Comuni colpiti. La Valtellina pianse 53 vittime e patì oltre 4mila miliardi di lire di danni. Stamattina il momento della memoria, sulla spianata della Val Pola, laddove la frana del pizzo Coppetto/monte Zandila, il 28 luglio dello stesso anno, distrusse cinque paesi.

“La Valtellina si è rialzata recuperando l’equilibrio fra bellezza e sviluppo – ha evidenziato il Presidente della Repubblica Mattarella -. Qui abbiamo visto al meglio l’espressione della solidarietà, che è esercizio di bene comune: non c’è periferia in una nazione coesa”.

Non è mancato un passaggio per le terre colpite dal terremoto – “che non saranno lasciate sole” – e un appello alla responsabilità ambientale in questi giorni di devastanti incendi in varie parti d’Italia.

Si è ricordato come l’alluvione in Valtellina abbia visto nascere “la moderna Protezione civile – ha sottolineato ancora Mattarella – dove l’aiuto nell’emergenza si completa con l’affermazione di una coscienza civile che sa intervenire prima che le sciagure accadano”.

“Prevenzione, manutenzione, pianificazione”: ecco le parole-chiave, ricordate dal governatore lombardo Roberto Maroni, “che la Valtellina ha applicato, nell’ambito del piano di difesa del suolo e di riassetto idrogeologico, che è stato anche di impulso alla ripresa socio-economica”.

Alla cerimonia era presente pure il Capo della Polizia, il prefetto Franco Gabrielli. Tanti gli attestati di merito e le pergamene commemorative distribuiti agli operatori dei soccorsi come ai familiari delle vittime. Dai sindaci del territorio l’appello ad “ascoltare gli amministratori delle comunità di montagna, perché è in quota che si impara a difendere il suolo, soprattutto in questa epoca di eventi meteo sempre più estremi”.

Commovente il ricordo, uno a uno, delle vittime, fra loro tanti bambini: per ciascuno è stata accesa una candela sull’altare.

“Nelle sofferenze dell’alluvione Dio non ci è stato estraneo – è stata la riflessione del Vescovo Cantoni – ma ha pianto con noi e ha trasformato il dramma in sorgente di nuova fraternità”.

Il ricordo delle vittime e di quei sacerdoti con l’odore delle pecore

Intanto, nel turbine di parole ed emozioni, i parenti e i familiari delle vittime con semplicità hanno salutato, con una carezza sulle foto che li ricordano, le persone a loro care.

“Sono ancora qui con noi – ha detto il parroco di Cepina don Bruno Rocca – perché la frana non ci ha nemmeno restituito i loro corpi… Ma ci sono accanto, come la statua della Madonna, conservata dalle suore francescane di Morignone. È emersa dal fango un mese dopo la tracimazione. Una mano è rimasta nella terra. Con l’altra ci accompagna”.

Sul numero del Settimanale in uscita uno speciale di 8 pagine dedicato all’alluvione.