Dopo la pubblica lettera di biasimo da parte di un gruppo di volontari (vedi qui) anche il direttore della Caritas diocesana Roberto Bernasconi entra con durezza sull’ordinanza del sindaco Mario Landriscina per il decoro della città.

«Il Natale si fonda sull’accoglienza di Cristo – il commento di Bernasconi – che nasce in una condizione di profugo, di emarginato. Aprendo le porte a Lui, ultimo tra gli ultimi, abbiamo costruito il fondamento del nostro essere cristiani. Ma è purtroppo quando ci dimentichiamo di questo che combiniamo dei gran disastri… Ed è questa la condizione in cui oggi si trova la nostra città: ha trasformato il Natale, uno dei momenti più importanti del nostro credere, in un fatto meramente commerciale. Ha ridotto il capoluogo ad una Città dei Balocchi, dimenticandosi che dentro di essa esistono drammi enormi. E non mi riferisco soltanto ai profughi, che esprimono solo una parte delle povertà della nostra comunità, ma anche alle famiglie che non riescono ad arrivare ai fine mese; ai nostri anziani, sempre più soli ed emarginati nelle loro case; ai tanti giovani, insicuri e fragili nel progettare la loro vita; ad un carcere che abbiamo quasi dimenticato, che “ospita” più di cinquecento persone che lì sopravvivono, ogni giorno. Mi riferisco anche alle nostre comunità parrocchiali che si sono un po’ adeguate a questo Natale “moderno”, e che tendono a riempire la loro vita di tante cose che niente hanno a che vedere con il vero Natale. Ed ecco che dentro questo quadro, ciliegina sulla torta, è arrivata un’ordinanza che, a mio avviso, mette fuori legge anche il Gesù Cristo che deve arrivare, perché Lui è arrivato proprio in queste condizioni. Scacciando anche questi ultimi, fastidiosi per la nostra città perché ne richiamano la dimensione di marginalità e disagio presente al suo interno, non facciamo che scacciare anche Lui, che invece dovremmo saper accogliere a valorizzare, perché ci ricorda che il vivere una società vera e giusta ha come condizione principale quella di ripartire dagli ultimi».

«Al sindaco, visto che lo ritengo una persona di buon senso, chiederei un regalo di Natale – conclude Bernasconi -, che faccia un passo indietro e magari accolga queste persone perché riescano a vivere almeno un Natale dignitoso. Noi lo faremo, accogliendo i senza dimora il giorno di Natale, presso il Don Guanella, perché venga concessa loro, almeno in quell’occasione, la possibilità di vivere una dimensione di famiglia».

È di questi giorni, intanto, l’appello di don Leonello Bigelli, coordinatore del Centro diurno “Rifugio Don Guanella”, presente nel cuore della “Casa Divina Provvidenza”, ogni giorno importante punto di riferimento per settanta – ottanta persone senza tetto, in maggioranza giovani extracomunitari, che si ritrovano per bere una bevanda calda e mangiare qualche biscotto, ma anche con la possibilità di fare la doccia, accedere a un piccolo guardaroba e alla scuola di italiano per gli stranieri. «Per continuare in questo nostro compito – spiega don Leonello – avremmo bisogno di un aiuto per poter fornire ai nostri ospiti scarpe, calze, biancheria intima, shampoo, bagnoschiuma, rasoi usa e getta, fazzolettini di carta, dopobarba e pure biscotti, dolci, fette biscottate, zucchero e the per la merenda». Questi oggetti possono essere consegnati in portineria della Casa Divina Provvidenza (via Tommaso Grossi18) o direttamente a don Leonello, nel Rifugio, che è aperto dalle 16 alle 19 tutti i giorni eccetto il giovedì. Per informazioni: don Leonello, tel. 333.5233523.