Arianna Fontana, pattinatrice di short track nativa di Berbenno in Valtellina, nominata portabandiera della delegazione azzurra, è la prima destinataria delle “Lettere da PyeongChang” del direttore dell’Ufficio Cei per la pastorale del tempo libero, turismo e sport. “Dai, Arianna – scrive De Marco -, raccontiamo insieme che la firma sul murales della pace la si appone ogni volta che, come nello sport, si rispettano le regole e si inarcano nelle scelte i valori del coraggio, dell’altruismo e della fantasia!”

Carissima Arianna,

sei la prima destinataria di queste mie lettere da PyeongChang. Ma non poteva essere altrimenti, dal momento che tu stasera sei a capo dei 123 atleti italiani che partecipano ai XXIII Giochi olimpici invernali di PyeongChang2018! E il tuo portare la bandiera non assomiglia per niente a chi si prepara a combattere per una vittoria, ma sembra raccontare la gioia di partecipare ad una festa incredibile, irripetibile… e lo sventolare la bandiera dice tutta la gioia di esserci!

Sai… in questi giorni penso molto spesso se qui ai Giochi sia più importante il medagliere o sia più importante l’abbracciere! Lo so… il medagliere è misurabile… l’abbracciere no!

Eppure è il successo più grande di ogni edizione olimpica… ma rimane nascosto agli occhi dei più! Forse in questi Giochi ha avuto un attimo di visibilità, quando le due Coree hanno stipulato la tregua olimpica, ma non vorrei che ritornasse presto l’ombra sulla cosa più bella che si vive qui in questi giorni: l’abbraccio tra i popoli!

Se solo si potessero contare… gli abbracci che gli atleti si donano in questi giorni! Raccontano il superamento di ogni barriera e di ogni pregiudizio, perché c’è solo la gioia di esserci e di esserci insieme! E nel centro della “Village Plaza”, dove sventolano le bandiere di tutti i Paesi partecipanti, il messaggio è forte e chiaro!

I Giochi olimpici abbattono ogni tipo di muro!

È il murales realizzato proprio nel luogo dove le delegazioni olimpiche hanno vissuto il momento della Welcome Ceremony (vedi foto) e nello spazio che, in questi giorni, ha ascoltato tutti gli inni nazionali: un muro al cui centro un pezzo è curvato e fatto diventare ponte! E su quel murales tutti sono invitati a mettere la firma! L’avrai messa anche tu, Arianna! Ma ora dobbiamo convincere anche gli altri, chi è lontano da PyeongChang, che la sua firma su quel muro fatto ponte è urgente e fondamentale! E non è necessario venire fin qui in Corea per apporla…

Dai, Arianna, raccontiamo insieme che la firma sul murales della convivialità la si appone ogni volta che, come nello sport, l’altro diventa avversario solo per il tempo di una gara, ma poi assume il volto dell’amico da cercare e con cui condividere la fatica della preparazione e la gioia dell’avercela messa tutta!

Dai, Arianna, raccontiamo insieme che la firma sul murales della pace la si appone ogni volta che, come nello sport, si rispettano le regole e si inarcano nelle scelte i valori del coraggio, dell’altruismo e della fantasia!

Dai, Arianna, raccontiamo insieme che la firma sul murales del futuro la si appone ogni volta che, come nello sport, si ha il coraggio di sognare e di correre il rischio di vivere i propri sogni, anche se molti diranno che siamo pazzi, solo perché loro non avranno mai il coraggio di fare quello che facciamo noi!

E allora tutti i colori e le musiche che abbiamo visto e ascoltato questa sera durante la cerimonia di inaugurazione non rimarranno rinchiusi nell’Olympic Stadium di PyeongChang o incatenati alla cronaca di quelle due ore già divenute passato, ma correranno qua e là per il mondo a svegliare primavere di storie che scendono nel campo dell’impegno per giocarsi la partita più importante: la vita… felice!

Ciao, Arianna! In bocca al lupo e un abbraccio, a te e a tutta la squadra italiana!

don Gionatan De Marco

articolo tratto da www.agenziasir.it