Venerdì 16 marzo, alle ore 15.00, la Via Crucis nei Venerdì di Quaresima presso il Santuario del Santissimo Crocifisso in Como è stata presieduta dall’arcivescovo di Milano, monsignor Mario Delpini.

Ad accogliere il metropolita della regione ecclesiastica lombarda c’erano il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, insieme al vescovo emerito monsignor Diego Coletti e al rettore della Basilica del SS. Crocifisso padre Enrico Corti.

“Dopo più di 70 anni abbiamo il privilegio di vedere l’arcivescovo di Milano venuto nuovamente ad inginocchiarsi di fronte a colui che i comaschi amorevolmente chiamano “Ul Signur de Comm”. Ha esordito padre Enrico Corti, rettore del Santuario del SS. Crocifisso, accogliendo  l’arcivescovo di Milano. “La nostra mente – ha proseguito padre Corti – corre al 17 giugno 1945, al termine della 2° guerra mondiale, quando il beato cardinal Ildefonso Schuster, pose sul capo del Crocifisso la nuova corona, donata dai numerosi devoti; quella stessa corona che oggi lei può vedere cingere il capo del Taumaturgico Crocifisso”.

Di seguito vi proponiamo la riflessione dell’arcivescovo Mario Delpini dal titolo Oltre il velo squarciato.

“Dio dov’è?” domanda con il tono dell’irrisione l’esploratore presuntuoso che scrutando il cielo o viaggiando nello spazio conclude: “Ho cercato dappertutto, ma non c’è traccia di Dio!”

“Dov’è Dio?” domanda lo scienziato presuntuoso che indagando nei segreti della vita si esalta dell’ebbrezza ottusa di mettersi al posto del creatore e dimostra che produrre vita è solo questione di tempo e che fare a meno di Dio è solo questione di buon senso.

“Dio dov’è?” domanda con il grido della protesta il tribolato, l’ammalato, il cuore lacerato che sente nella carne e nel cuore il morso della malattia, lo strazio per il soffrire dell’innocente, per l’ingiusta oppressione del giusto. Dio dov’è? Perché non ferma la mano crudele, perché non guarisce, perché non strappa fuori dagli artigli del male coloro che ama, coloro che io amo?

“Dio dov’è?” domanda l’uomo pio che vede l’empio primeggiare, domanda il devoto che si rende conto del successo del miscredente arrogante, domanda la donna che prega che si considera meno fortunata di quella che non prega mai. Perché non dimostra di essere propizio ai suoi amici?

“Dio dov’è?” domanda l’adolescente che si incontra e si scontra nei gruppo degli amici, negli ambienti di scuola, con il professore che distrugge ogni certezza, con i coetanei che deridono ogni appartenenza, con gli amici di sempre che si allontanano da ogni pratica cristiana. “Dio dov’è?” se non è capace di trarre e convincere nessuno dei miei amici?

“Dio dov’è?” domandano l’uomo e la donna che raccontano delle loro preghiere inascoltate, delle aspettative deluse, dei buoni desideri che non si realizzano quando speravano in figlio che non è venuto, cercavano un amore che non hanno trovato. Perché mette nel cuore desideri e sogni che la vita smentisce?

Di fronte al grido, alla protesta, all’irrisione, alla bestemmia, all’invocazione che si rivolge verso il cielo, verso l’alto, verso una lontananza che si sente come invalicabile, verso un mistero che si avverte insondabile, verso una estraneità che si sente come abbandono, c’è una risposta? C’è una risposta da parte di Dio.

Ecco che cosa risponde Dio: “Non guardate in alto, non guardate lontano, non cercate risposte in complicate teorie di sapienti, non cercate rivelazioni in percorso esoterici. Volgete lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Il velo del tempio si squarciò in due da cima a fondo: Dio non è nascosto, il velo si è squarciato; Dio non è lontano: è lo spettacolo che sta sotto gli occhi del centurione; Dio non ha progetti misteriosi: la sua volontà si è compiuta nel consegnarsi di Gesù fino alla fine per amore degli uomini. Il velo si è squarciato e Dio si è rivelato nella storia, nella passione, nella morte di Gesù, il Figlio suo, Figlio di Dio”.

Coloro che gridano, coloro che protestano, coloro che deridono, coloro che si sentono abbandonati forse di fronte a questa rivelazione di Dio nel Crocifisso possono dire: “A che cosa può servirmi un Dio così? In che modo potrà aiutarmi a vincere un Dio sconfitto? In che modo potrà aiutarmi a vivere un Signore che muore?”. Meglio allora adora un vitello d’oro, adorare la ricchezza, che almeno produce ricchezza, meglio adorare il divertimento che almeno procura un po’ di sollievo nella tribolazione, meglio adorare la rabbia e la ribellione che almeno trova sfogo nel distruggere e rovinare tutto quello che produce fastidio e limita il capriccio!

Ma noi siamo qui a celebrare, a pregare, a contemplare il morire in croce di Gesù, perché confermiamo la nostra fede: solo se Dio entra nella morte può incontrare tutti, perché tutti muoiono; solo se un Dio così può essere l’aiuto e la salvezza di tutti: proprio per essere stato messo alla prova e avere sofferto personalmente, è in grado di venire in aiuto a quelli che subiscono la prova (Eb 2,18).

Ecco perché celebriamo la “via crucis” come devozione quaresimale, ecco perché celebriamo l’eucaristia come irrinunciabile grazia per entrare nella Pasqua di Gesù: perché questa verità del Dio sconfitto è la rivelazione del modo di Dio di salvare tutti, di riunire insieme i suoi figli che erano dispersi.

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