«Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato l’amore dell’anima mia; l’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi alzerò e farò il giro della città per le strade e per le piazze; voglio cercare l’amore dell’anima mia. L’ho cercato, ma non l’ho trovato. Mi hanno incontrata le guardie che fanno la ronda in città: “Avete visto l’amore dell’anima mia?”. Da poco le avevo oltrepassate, quando trovai l’amore dell’anima mia» (Ct 3, 1-4). L’aurora del giorno di Pasqua inizia con la figura di Maria di Magdala che, con le sue azioni e le sue parole, incarna perfettamente l’Amata del Cantico dei Cantici, ma ancor più la Chiesa, Sposa di Cristo, oggi più che mai splendente della gloria del Suo Signore. È iniziativa della Maddalena il coinvolgimento dei discepoli nella ricerca di Gesù, in quella corsa in cui il discepolo amato batte in velocità Pietro, il primo dei dodici, e, al tempo stesso, il carisma cede il primato all’istituzione. Alla fine, comunque, di fronte alla tomba vuota, solo un cuore che ama può aprirsi alla fede «Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette» (Gv 20, 8). Senza una fede fatta di amore, di incontro e di consegna, e non solo di adesione intellettuale, non può esserci comprensione piena delle scritture e l’istituzione diventa mera burocrazia. Come la Maddalena, come il discepolo amato, come Pietro, anche noi non possiamo più permetterci di essere gli stessi di prima: dopo l’ascesi quaresimale, che, a tratti, potrebbe averci visti troppo concentrati sul nostro sforzo personale, sarebbe bello vivere il tempo pasquale come un tempo di distensione nell’amore, di intima e duratura trasformazione, alla luce della presenza di Gesù Risorto. Sia lui, il nostro compagno di viaggio, ad aprire i nostri occhi e a far ardere di gioia vera i nostri cuori.

don Michele Parolini