Luce e acqua. Questi i temi che hanno caratterizzato l’omelia del Vescovo monsignor Oscar Cantoni  nella solenne Veglia pasquale, durante la quale otto persone adulte hanno ricevuto battesimo, cresima, eucaristia. La luce della risurrezione che irrompe le tenebre della Passione e Morte. L’acqua, simbolo della vita nuova in Cristo.

«Pasqua – ha detto ancora il Vescovo – vuol dire passaggio: da uno stato di schiavitù, causato dal nostro peccato, alla libertà che Cristo crocifisso e risorto ci ha conquistato, liberandoci dal male, dal peccato e dalla morte.
Quindi le acque di Noè e l’acqua come materia di purificazione: “Vi aspergerò con acqua pura, io vi purificherò da tutte le vostre sozzure e da tutti i vostri idoli” (Ez 36,25). Qui il profeta fa riferimento alla trasformazione dei cuori. È immediato quindi il collegamento al Battesimo, narrato dall’apostolo Paolo, inteso come partecipazione alla morte e alla risurrezione di Cristo per mezzo della fede in lui, attraverso l’immersione nelle acque battesimali.
La vita in Cristo comporta una rigenerazione interiore, premessa indispensabile per frutti di vita nuova, che aprono nuove prospettive, tutte animate dall’amore.
Proprio nel cuore di questa celebrazione confermeremo il dono del nostro Battesimo, riscegliendo di seguire il Signore come vita della nostra vita.
Siamo lieti, inoltre, di testimoniare l’ingresso nella Vita nuova attraverso i sacramenti della iniziazione cristiana di otto nostri nuovi fratelli e sorelle, accogliendoli nell’ unica famiglia che è la Chiesa. Fortificati dal dono dello Spirito, si sentiranno come noi trasformati dalla sua azione e nutriti del Corpo e del Sangue del Signore diventeranno un solo corpo in Cristo e tra di noi».

La gioia dell’annuncio della Pasqua è invece al centro dell’omelia del solenne pontificale di domenica mattina, che riportiamo qui di seguito integralmente.

“Non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti”: questo è il realistico commento di s.Giovanni dinanzi alla scoperta della tomba vuota nel sepolcro di Cristo. Un momento vissuto insieme a Pietro, il primo giorno della settimana, quando, insieme, accorsero, trepidanti e preoccupati, al sepolcro di Cristo, credendo che il corpo di lui fosse stato trafugato, come aveva riferito loro Maria di Magdala.
Entrambi erano impreparati alla risurrezione del Signore, così come si sarebbe manifestata, incapaci di andare oltre le loro certezze, non sapendo cosa comportasse per il loro Maestro “risorgere dai morti”.

“Vide e credette”. Cosa vide?
Per rivelazione divina, Giovanni, vedendo il sepolcro vuoto, con i teli posati e il sudario, crede a tutto ciò che era stato predetto dai profeti nelle Scritture circa Gesù di Nazareth, Messia di Israele e Salvatore.
Credette a quanto Gesù aveva annunciato ai suoi discepoli, ossia che sarebbe stato ucciso, ma il terzo giorno sarebbe poi risorto, reso cioè Signore dei vivi e dei morti, giudice della storia. È’ ciò che riferisce anche Pietro, nella prima lettura, quando afferma che il Signore “ci ha ordinato di annunciare al popolo e di attestare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio”.

Successivamente i discepoli avrebbero vissuto la dolce esperienza dell’incontro con Gesù, e tornati in Galilea, su invito stesso del Signore, riferito dalla Maddalena, avrebbero riflettuto e compreso gli eventi pasquali, alla luce di ciò che avevano visto e udito. Proprio a partire dalla prima chiamata in Galilea, essi stessi avevano assistito a tutto ciò che il Signore aveva detto e vissuto, incontrando i poveri, sanando i malati e perdonando i peccatori.
Per tre volte i vangeli riferiscono l’avvertimento di Gesù ai suoi discepoli, che cioè Egli sarebbe stato consegnato nelle mani dei suoi nemici, sarebbe stato ucciso, ma che poi sarebbe resuscitato: un annuncio, questo, particolarmente duro da comprendere e da accettare, come appunto torna a riferire Giovanni nel suo Vangelo: “non avevano ancora compreso la Scrittura”.

La testimonianza degli Apostoli che hanno incontrato il Signore fonda la nostra fede in Lui, che oggi viene incontro a noi come Risorto, vincitore del peccato e della morte nei segni sacramentali e si rivela come vivente Signore, donandoci il suo Spirito, soprattutto nel sacramento della Riconciliazione e massimamente nella Eucaristia, quando il Signore viene in noi e fa di noi il luogo della sua dimora.

Accogliamo quindi il Signore Gesù che continua ad essere presente e vivo nella nostra storia e nella nostra vita. Riconosciamolo come il nostro Salvatore, in quanto, liberandoci dal peccato e da ogni male, ci permette la piena comunione con Dio padre e con noi, suoi fratelli.
Egli ci dona il suo Spirito consolatore con cui vivere una vita riconciliata con noi stessi, con i fratelli e le sorelle che ci sono accanto e con Dio. La sua presenza metta in fuga la tristezza, ogni scoraggiamento. Il frutto di questa Pasqua sia la gioia vissuta in pienezza, nella piena fiducia nel Risorto, che fa di noi dei testimoni della sua risurrezione.

+ Oscar, Vescovo