Villa Santa Maria di Tavernerio: un Centro d’eccellenza nel panorama della cura e della riabilitazione di bambini e ragazzi affetti da patologie complesse di carattere neuropsichiatrico. Una risposta oggi sempre più necessaria di fronte all’acuirsi di forme patologiche negli anni sempre più diffuse. A livello epidemiologico infatti, circa il 20% dei bambini adolescenti è oggi interessato da disturbi del neurosviluppo. Si tratta di malattie multifattoriali, in parte legate alle condizioni ambientali, e in parte all’epigenetica, cioè al contesto sociale e a eventuali comportamenti genitoriali avvenuti prima e durante la gestazione (consumo di sostanze, farmaci, alcol, fumo).

La storia del Centro  inizia negli anni Cinquanta, quando la sezione di  Como della Pontificia Opera di Assistenza acquista l’ottocentesca Villa Bossi di Tavernerio. Il luogo diventa inizialmente un punto di appoggio, ospitando famiglie in difficoltà; i primi ospiti sono infatti famiglie provenienti dal Polesine alluvionato. Negli anni cresce la specializzazione nella cura, prima con l’accoglienza di bambini affetti da patologie respiratorie, in seguito focalizzando lo spettro sulla disabilità evolutiva, fino a concentrare l’attenzione, negli ultimi 15 anni, sui disturbi del neurosviluppo.

Per conoscere meglio l’attività odierna di questo complesso d’avanguardia sul fronte della neuropsichiatria dell’infanzia e dell’adolescenza il Settimanale ha interpellato al suo direttore generale, dott.ssa Gaetana Mariani, di cui pubblichiamo un estratto dell’intervista comparsa sul numero pasquale del Settimanale.

Il Direttore Generale di Villa Santa Maria Gaetana Mariani

Dott.ssa Mariani, quali sono le specificità che contraddistinguono l’attività di Villa Santa Maria?

«In Italia sulla neuropsichiatria infantile convergono sia le malattie neuro-pediatriche (cioè le malattie neurologiche dell’età evolutiva) sia la componente vera e propria della psicopatologia, quindi le psicosi che sorgono anche nella piccolissima infanzia e si sviluppano nelle fasi successive. Villa Santa Maria, a differenza di altre realtà, ha la peculiarità di avere tra i suoi pazienti bambini appartenenti ad entrambe queste categorie patologiche».

In totale quanti sono oggi i bambini che avete in carico?

«Attualmente sono più di trecento, di cui: oltre un centinaio ricoverati, un altro centinaio sul centro diurno e centocinquanta sull’ambulatoriale».

E rispetto al personale?

«In totale ci avvaliamo di quasi duecento tra dipendenti e collaboratori con qualifica specifica, tenendo conto che disponiamo anche di un’altra sede, in provincia di Varese, dove svolgiamo attività di psichiatria con gli adulti. Le nostre equipe sono composte da medici specialisti in neurologia pediatrica, neuro-pediatria e neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza; abbiamo inoltre psicologi clinici, infermieri professionali, educatori professionali, varie tipologie di terapisti della riabilitazione (logopedia, fisioterapia, terapia della neuro-psicomotricità in età evolutiva), per non parlare del personale di comparto».

Volontari?

«Vista la specificità dell’impegno richiesto, che richiede altissimi livelli di competenza e professionalità, non abbiamo volontari. Un buon supporto dal volontariato ci arriva però dagli operatori dei servizi di trasporto. I bambini che frequentano il centro diurno, essendo molto compromessi, necessitano infatti del trasporto in ambulanza, e lì la pattuglia degli autisti, che non è gestita da noi ma dai Comuni, è molto nutrita».

Il percorso riabilitativo offre reali possibilità di recupero?

«Certamente! Possibilità che naturalmente sono ancora più importanti e significative quanto minore è l’età della presa in carico. Ad esempio noi oggi stiamo inserendo in centro diurno bambini nati nel 2014-2015. Il fatto che anche in Italia si sia molto abbassata l’età della prima diagnosi ha rappresentato un importante passo in avanti nel tempestivo avvio del percorso di cure per bambini affetti da patologie specifiche. Va anche detto, però, che, in molti casi, recupero non significa guarigione, ma pur sempre un significativo miglioramento della qualità della vita e della sfera relazionale».

Se volete leggere l’intervista completa acquistate il Settimanale numero 13.