A Como non si affitta agli stranieri o, meglio, non si affitta ai non europei, specialmente se africani. Parole dure che richiamano altri tempi e altri luoghi: per non andar troppo lontano basti pensare alla sorte di tanti cittadini del sud Italia in arrivo a Como negli anni cinquanta o sessanta. Oggi la storia sembra ripetersi, anche se sono cambiati i soggetti interessanti.

A denunciare non senza un filo di rabbia al Settimanale questa situazione – che ci auguriamo vivamente possa essere ristretta ai singoli casi raccontati in questo articolo, quasi fosse una sfortunata coincidenza di episodi sfavorevoli – è Olivia Piro, donna molto conosciuta in città per il suo impegno sociale, e tra le fondatrici della sezione comasca di Refugees Welcome Italia, associazione impegnata nell’accoglienza  familiare dei richiedenti asilo a cui viene riconosciuta la protezione internazionale (ovvero tutte persone in possesso di regolari documenti).

Olivia Piro

“E’ da alcune settimane che sto cercando un piccolo appartamento per tre ragazzi africani che da tempo seguiamo come associazione. Tutti e tre lavorano in ristoranti del territorio, con contratto di tirocinio o di apprendistato, e sarebbero nelle condizioni di potersi permettere un affitto ma…”.

In quel “ma” è racchiusa tutta la difficoltà che Olivia Piro sta trovando nella ricerca di un posto per loro.

“Ho iniziato a telefonare agli annunci che trovavo in rete. Una, due, tre, quattro case, ma tutte le volte in cui facevo presente che la richiesta proveniva da tre giovani ragazzi africani, due del Gambia e uno del Senegal, gli operatori delle varie agenzie iniziavano a tergiversare e a cercare scuse di ogni tipo. Alla fine, di fronte alla mia insistenza, la risposta era sempre la stessa: ‘Ci spiace ma il padrone di casa affitta solo ad europei’. Poco importava la mia disponibilità a garantire, anche economicamente, per loro nel caso non fossero riusciti a pagare quanto dovuto. Alla quinta telefonata non ci ho più visto e ho sbottato. Da quando la nazionalità è garanzia di pagamento o meno di un affitto; è purtroppo pieno di cittadini italianissimi a cui viene intimato di lasciare appartamenti dopo una lunga procedura di sfratto esecutivo”.

La rabbia per queste porte chiuse si mescola alla delusione per la difficoltà di un percorso verso l’autonomia già di per sé complicato, che rischia di diventarlo ancora di più. “Questo è un grosso problema – continua Piro – perché si tratta di giovani che si stanno impegnando davvero nel loro cammino e hanno avuto la fortuna di trovare alcuni datori di lavoro disposti a dargli una possibilità. Perché devono essere costretti a dormire nei dormitori o, ancora peggio, in strada?”.

Senza la possibilità di poter sottoscrivere un regolare contratto di affitto ai giovani migranti non restano che tre possibilità: cercare ospitalità da connazionali, a volte pagando cifre folli per un letto in sub-affitto, cercare un posto nelle case albergo presenti in città (i cui posti sono limitati) o rivolgersi ai servizi cittadini per le persone che vivono grave marginalità, con la conseguenza di andare a riempire le liste di attesa dei dormitori cittadini.

Forse un’altra strada ci sarebbe e passa dall’accoglienza in famiglia, ma anche questa appare in salita.

“Refugees Welcome nasce proprio per questo – continua Olivia Piro -: l’obiettivo è quello di far combaciare la necessità di migranti che hanno concluso positivamente il loro percorso per il riconoscimento della protezione internazionale con la disponibilità di famiglie pronte ad aprire la propria casa per un periodo normalmente di 6-9 mesi. Un tempo fondamentale per completare il percorso verso l’autonomia”. Si tratta ovviamente di un cammino non facile come dimostra un dato: nei quindici mesi di attività nel comasco Refugees Welcome ha realizzato soltanto 4 accoglienze, due concluse e due ancora in corso. “Una nuova accoglienza partirà nei prossimi giorni a Lipomo – ha concluso Piro, lei stessa coinvolta in prima persona nell’accoglienza – e speriamo che altre famiglie possano seguire l’esempio”.

Chi volesse saperne di più circa l’accoglienza in famiglia o avesse un appartamento da affittare ai tre giovani può contattare l’associazione Refugees Welcome all’indirizzo como@refugees-welcome.it.