Pubblichiamo qui di seguito il documento di alcune realtà laicali e pastorali della Chiesa di Como come contributo di pensiero sui temi dell’attualità. Il testo, dal titolo “Prendere la parola – Prima l’uomo – Laici, singoli e associati di fronte alle questioni sociali e politiche” viene diffuso attraverso “Il Settimanale della diocesi di Como”, il numero 31 in distribuzione con la data di giovedì 2 agosto 2018.

 I  presidenti dell’Azione cattolica diocesana, delle Acli di Como, della CdO (Compagnia delle Opere) di Como-Sondrio e il direttore della Caritas diocesana, considerata la complessità della stagione che il nostro Paese e la nostra comunità stanno vivendo, si sono incontrati e hanno ritenuto di avviare un comune percorso per affrontare le sfide che toccano oggi la società e la Chiesa. Il testo che pubblichiamo, cui seguiranno in forme diverse altri contributi, vuole essere una prima occasione per promuovere un dibattito aperto al contributo di tutti.

Le preoccupazioni e le attese che stiamo vivendo nella nostra Città e nel nostro Paese ci trovano sempre più attenti e coinvolti. Ci sono molti interrogativi che bussano con insistenza alla porta della coscienza e chiedono risposte libere da ideologie, luoghi comuni, paure.

Le domande vengono da situazioni locali, nazionali e internazionali di cui i media riferiscono oppure che si incrociano ogni giorno sul territorio. È nell’ascolto delle difficoltà e delle speranze di quanti vivono accanto o lontano che si forma la volontà di prendere la parola per esprimere un pensiero e assumere un impegno.

Sono soprattutto le questioni concrete che si vivono nella nostra città e nel nostro territorio a chiedere di prendere posizione e formulare una proposta. Per compiere questo percorso è però necessario restituire l’autentico significato a parole che sono a fondamento della nostra cultura, della nostra convivenza civile, della nostra democrazia.

Una di queste è la parola “uomo”, con la sua dignità che non conosce confini, con i suoi diritti e con i suoi doveri. Non si tratta di una questione astratta perché ogni giorno attorno a questa parola si misura la qualità delle scelte e lo spessore culturale e politico di chi ha responsabilità di governo della città.

La parola “uomo” è fatta anche dai volti dei poveri, degli ultimi, degli immigrati, di chi lavora e di chi non ha lavoro, dei giovani, degli anziani, dei malati… Che senso dare allora a una graduatoria tra fragili condizioni di vita per stabilire a chi per primo occorre dare una risposta?

Alla luce di questa domanda è doveroso prendere la parola per dire che l’alternativa all’ideologia viene dalla conoscenza, dal pensiero, dal confronto, dalla volontà di discernimento, dalla saggezza decisionale. In questa prospettiva la coerenza con il magistero sociale di papa Francesco e della Chiesa diventa irrinunciabile riferimento perché esprime un pensiero che non è per una parte ma è per il tutto.

Occorre dunque restituire il significato autentico delle parole perché il loro sistematico svuotamento ha provocato e continua a provocare un impoverimento culturale e un’ambiguità dei linguaggi. Viene naturale a questo punto aggiungere un’altra domanda: quale idea di uomo emerge dalle scelte politiche che vengono proposte e realizzate sul territorio, quale di idea di uomo c’è nel costruire una città, nel tendere al bene comune?

A nostro avviso “prima l’uomo” è il segno credibile della direzione che politicamente si vuole dare a progetti e percorsi di sviluppo, di coesione sociale, di giustizia. Questi progetti e percorsi non possono essere ridotti o rimossi da letture strumentali e ideologiche dei fenomeni culturali e sociali che interessano il territorio e il Paese. Ecco perché intendiamo affrontare questi temi chiedendo a chi ha pensieri diversi dai nostri di mettersi in gioco andando oltre le barriere culturali dei pregiudizi e degli “ismi”.

Intendiamo così affermare che il prendere da laici la parola su fatti e problemi della città e del territorio vuole essere un’occasione perché alle domande di giustizia, di solidarietà e di sviluppo si possa rispondere a partire dalla consapevolezza che senza un’idea di uomo, libera da riduzionismi e strumentalizzazioni, non può esistere un’idea di città e neppure può esistere un’idea di popolo.

Questa prima riflessione vuole inserirsi in un processo di informazione e formazione che intende rivolgersi alla nostra comunità diocesana per incoraggiarla e sostenerla in un proficuo dialogo con il mondo. È per questo irrinunciabile che i laici, singoli o associati, vivano nella Chiesa diocesana, impegnata in un Sinodo declinato con il tema della Misericordia, un esercizio permanente di corresponsabilità in cui condividere la loro vita nel mondo e il loro pensiero sul mondo.