L’importanza della scoperta la si vede dai particolari: un ministro – quello dei Beni Culturali – arrivato di corsa da Roma a Milano per un fatto che non ha esitato a definire “epocale”. La notizia che rimbalza sui social network e conquista le prime pagine dei giornali nazionali. Per una volta a richiamare l’attenzione del mondo su Como non è il lago o qualche attore di Hollywood, ma un tesoro strappato alle viscere della terra: il ritrovamento, la scorsa settimana, di un’anfora contenente centinaia di monete d’oro risalenti al V secolo durante gli scavi per la realizzazione di alcuni appartamenti nello spazio dell’ex teatro Cressoni. Lo studio dei reperti è ancora ad una fase iniziale, ma sono già state inventariate 27 monete da circa 4 grammi d’oro oltre ad un lingotto.

Per saperne qualcosa di più su questo eccezionale ritrovamento il Settimanale ha intervistato l’architetto Luca Rinaldi  direttore della Soprintendenza archeologica per le province di Como, Lecco, Monza-Brianza, Pavia, Sondrio e Varese.

Direttore, come procederanno ora i lavori?

«Prima di tutto bisognerà studiare quanto trovato: prelevare gli oggetti dal recipiente uno ad uno, restaurarli, datarli, analizzarli. Ci vorrà un po’ di tempo, forse qualche mese. Poi verrà fatta una presentazione, magari una mostra se la città di Como sarà interessata. E magari anche una pubblicazione come auspico. Dopo di che si potrà decidere dove collocarli definitivamente. Lo studio riguarderà anche l’area dove sono stati rinvenuti».

Chi si sta occupando di questa fase?

«L’anfora contenente le monete si trova nel laboratorio di restauro della Soprintendenza in via De Amicis a Milano».

Lo scavo nel cantiere di Como proseguirà?

«Dal punto di vista del cantiere architettonico la proprietà ha esaurito la ricerca e quindi si dovrà valutare se proseguire».

Chi ha sostenuto le spese dello scavo?

«L’opera è stata interamente a carico della proprietà che ha chiesto lo scavo per i propri fini (realizzare un’ascensore ndr) e, scavando in una zona archeologica, è stata obbligata a sostenere il costo degli scavi da parte della Soprintendenza. Il proseguo dello scavo sarebbe ancora a carico della proprietà a meno che non vi sia un intervento del pubblico, ma questo è ancora tutto da valutare».

I proprietari riceveranno una ricompensa per quanto rinvenuto?

«La legge prevede un rimborso che può arrivare fino ad un quarto del valore del reperto».

E quanto potrebbe valere il “tesoro” di Como?

«Per dirlo bisogna prima finire l’inventario, ma posso dire che il valore storico è ben superiore a quello veniale: non ci troviamo davanti ai bronzi di Riace, ma a monete prodotte in migliaia di esemplari il cui valore nominale potrebbe essere di 500-1000 euro per ogni moneta».

L’intervista completa su Il Settimanale in distribuzione da mercoledì.