Nel 2019, dall’11 al 18 giugno, il Vescovo monsignor Oscar Cantoni guiderà il pellegrinaggio della diocesi di Como in Terra Santa. Sono molti i legami di amicizia e vicinanza della nostra Chiesa di Como con i Luoghi che sono radice della nostra fede.

Nelle scorse settimane un giovane seminarista e un sacerdote di Terra Santa sono stati ospiti della nostra diocesi, alla quale sono particolarmente legati perché è proprio grazie a una realtà di amicizia e volontariato come il GTR di Como (Gruppo Turistico Rebbiese) che sono riusciti a studiare e formarsi al sacerdozio.

Sempre il GTR, attualmente, che attraverso il sostegno al Seminario di Beit-Jala ha già fornito aiuto materiale a quattro sacerdoti (e il prossimo sarà il diacono protagonista della nostra intervista), con la borsa di studio “Mario Bianchi” (cavaliere del Santo Sepolcro, figlio e benefattore della Terra Santa) sta sostenendo la formazione universitaria di due giovani palestinesi, in facoltà teologiche, presso l’Università cattolica di Betlemme.

In occasione della sua presenza a Como, però, abbiamo avuto la possibilità di incontrare abuna Alà, diacono. Un dialogo breve, ma intenso, fra inglese e italiano, che ci fa conoscere un po’ meglio la situazione della Terra Santa e delle comunità cristiane.


Puoi raccontarci qualcosa di te?
«Mi chiamo Alà, sono un seminarista giordano di Terra Santa. Ho 27 anni e il prossimo anno diventerò sacerdote e sarò affidato a una delle diocesi del Patriarcato latino di Gerusalemme, quella di Amman, capitale della Giordania, dove sono nato. Sono entrato in Seminario a Beit-Jala, nel 2007. Il Maestro apostolico mi affiderà diversi compiti. Sento forte, dentro di me, la vocazione a pregare e a impegnarmi per la Terra Santa, per la fede e i cristiani della Terra Santa, per i giovani, per i poveri, per la pace e il Seminario di Beit-Jala. Tutte le mie azioni saranno rivolte a favorire la pacificazione di questa Terra così sofferente e per realizzare tutto il necessario aiuto materiale e spirituale per le persone che la abitano, in particolare le giovani generazioni, che sono in seria difficoltà sul fronte dell’educazione e del lavoro».

Perché sei venuto in Italia?
«A Como c’è la mia seconda famiglia, gli amici del GTR di Rebbio, che mi hanno aiutato a studiare in Seminario. Non solo con il sostegno economico, ma soprattutto con la loro preghiera e con la loro vicinanza, che ho sentito concreta nonostante la lontananza. In occasione di questo mio viaggio ho avuto la possibilità di incontrare di persona i miei benefattori, ho visitato la vostra città, che è splendida, ho visto tanti altri luoghi molto belli e ho anche imparato un po’ di italiano!».

L’intervista completa su Il Settimanale in uscita