Non una serata piena di lustrini e paillettes, ma una merenda in piazza che più si intona ad una realtà che, da anni, fa della sobrietà e dell’operosità silenziosa il suo tratto distintivo.

L’appuntamento è per le 16 di venerdì 23 novembre sul sagrato della basilica di S. Fedele a Como e a promuoverla sono gli operatori e i volontari dei servizi cittadini della Caritas diocesana: Porta Aperta, Centro Diurno, Centri di Ascolto e Centro di accoglienza notturna (con i dormitori di via Napoleona e dei Comboniani a Rebbio).

A seguire il pomeriggio proseguirà con la S. Messa celebrata, alle 17.30, nella chiesa del Gesù a pochi passi dall’ingresso di Porta Aperta.

“Questo appuntamento nasce nell’ambito delle iniziative per la Giornata mondiale dei poveri che abbiamo appena celebrato”, racconta Rossano Breda Coordinatore dell’equipe della Caritas cittadina di Como e operatore del servizio Porta Aperta. “Un’occasione – prosegue Breda –  in cui vogliamo rilanciare ai comaschi l’invito di Papa Francesco a lasciarsi interrogare dai poveri perché solo dall’incontro e dalla relazione personale può nascere una solidarietà autentica”.

Una convinzione maturata grazie al lavoro quotidiano di Porta Aperta, il servizio di primo ascolto e orientamento che rappresenta il punto di riferimento per tutti i servizi cittadini della Caritas diocesana, fungendo da filtro per gli accessi alle mense, al servizio vestiario, alle docce, all’ambulatorio S. Lucia (gestito in collaborazione con Asci don Guanella e la parrocchia di S. Bartolomeo) e ai dormitori.

Una porta da cui sono letteralmente passati nel corso del 2017 oltre mille persone (1061 per l’esattezza) per un totale di 5039 colloqui individuali. Dei mille utenti, oltre la metà (507), erano al primo appuntamento, segno di una elevata mobilità presente in città e di bisogni sempre nuovi. A differenza di quanto si potrebbe pensare la nazionalità maggiormente rappresentata è quella italiana – ben 184 persone seguite nel 2017 – seguita da Pakistan (102), El Salvador (89) e Ucraina (86).

Interessante è anche il dato relativo alla media dei colloqui per ogni persona: ben 446 persone hanno svolto in un anno tra i due e i cinque colloqui, altri 260 più di sei, segno di un servizio che non si limita ad erogare servizi, ma punta ad offrire un accompagnamento personale.

Il principale bisogno espresso è stato quello dell’alloggio, inteso come mancanza di casa o di residenza provvisoria, seguono le problematiche relative alla povertà, spesso legata alla mancanza di lavoro.