“A inizio di gennaio ho mandato una lettera a tutti i parroci della diocesi di Milano chiedendo di vigilare sulle possibili infiltrazioni delle mafie nelle attività produttive e commerciali del territorio”.

A rivelarlo è stato lo stesso arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini, intervenuto ieri all’auditorium San Carlo al convegno “Corruzione, la via breve delle mafie” organizzato da Libera.

Il convegno cade 30 anni dopo la riflessione che, il 4 marzo 1989, l’allora arcivescovo di Milano, Carlo Marina Martini, tenne agli alunni delle scuole sociopolitiche della diocesi ambrosiana anticipando quello che sarebbe emerso da lì a poco con il fenomeno di Tangentopoli.

In quell’occasione il cardinal Martini aveva detto: “Mi auguro che in noi ci sia il coraggio e la forza di affrontare il fenomeno tutti insieme. Se sarà affrontato solo da alcuni, servirà a salvare la coscienza di coloro che singolarmente si impegnano. Ma è aiutando i cittadini a essere soggetti della politica con questa profonda persuasione etica, prima ancora di ogni loro adesione politica, che potremo suscitare un movimento di opinione capace di combattere in maniera seria e responsabile”. “Non abbiamo la pretesa utopica di giungere alla società perfetta – ha proseguito don Ciotti – ma crediamo al bisogno di un impegno rinnovato nel riconoscere e chiamare per nome il fenomeno della corruzione per riuscire ad arginarlo”. “Questo obiettivo – ha concluso il presidente di Libera – non lo si può ottenere solo sostenendo le istituzioni che già stanno operando, come le forze dell’ordine, ma dobbiamo svegliarci noi come cittadini o ci troveremo tra dieci anni a ripetere le stesse cose che Martini ripeteva già trenta anni fa”.

“La corruzione più pericolosa che vedo oggi – ha proseguito Delpini – è il tentativo delle mafie di impadronirsi delle capacità produttive del territorio: un’insidia particolarmente sentita da quelle realtà che vivono un periodo di crisi e hanno bisogno di denaro. Corrono così il rischio di cedere alla tentazione del denaro facile e finiscono nella rete delle mafie”.

“Fenomeni – è la sua conclusione – che non si possono sconfiggere solo con l’attività delle forze dell’ordine ma serve una cittadinanza vigile e un lavoro educativo a partire dai giovani”.

Da qui l’invito di don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che ha auspitato la formazione in Italia di “tante scuole di formazione socio-politica, come quelle promosse dal card. Martini, per preparare le nuove generazioni ad essere serie e attente di fronte ad un fenomeno, quello delle mafie e della corruzione, che penetra nelle pieghe di tutte le società”.