«Abbiamo vissuto un momento toccante, da comunità unita. È la dimostrazione di come un fatto terribile possa diventare occasione di crescita e cambiamento per tutti». Dopo la Messa presieduta dal Vescovo Oscar Cantoni, lo scorso lunedì 11 marzo, per l’avvenuta traslazione delle spoglie mortali di suor Maria Laura Mainetti, il sindaco di Chiavenna, Luca Della Bitta si ferma a riflettere e ci dice: «ho avuto il privilegio di essere chiamato, come testimone, a certificare la procedura di traslazione» (qui sotto alcune immagini che la descrivono). Per il sindaco, la mattina del 26 febbraio scorso, quando è avvenuta la traslazione, è stata un’emozione fortissima. «Eravamo di fronte ai resti di suor Maria Laura – confida – e non potuto non pensare a come questa donna, con la sua fragilità e semplicità, ci abbia insegnato che il bene sa essere più forte del male e della violenza».

Quei giorni di diciannove anni fa – l’omicidio, le indagini, l’arresto delle responsabili – furono terribili. La città era lacerata e schiacciata sotto il peso di una morte incomprensibile e inspiegabile… tanto che, per lungo tempo, l’argomento è rimasto  difficilissimo da affrontare, un lutto impossibile da elaborare. «Aver avuto con noi suor Laura, a Chiavenna, è motivo di orgoglio. È stata un esempio di generosità e di dedizione agli altri valido non solo per la comunità credente, ma per il contesto civile in generale», afferma convinto Della Bitta. Suor Mainetti la conoscevano tutti. «Ma ho imparato a conoscerla meglio dopo la sua morte – dice ancora il sindaco –, dai racconti di coloro che, grazie a lei, sono diventati persone mature». Una vita di «straordinaria normalità», quella di suor Laura, che l’ha portata a dare tutto.

«Siamo ammirate dall’affetto per la nostra consorella», sottolinea suor Beniamina Mariani, che su suor Maria Laura ha scritto un libro, avendola conosciuta molto bene, fin dai tempi del noviziato e degli studi. Lunedì sera, accanto a suor Beniamina, c’erano una ventina di suore Figlie della Croce, alcune del Consiglio generale della Congregazione, giunte appositamente dalla Francia. «Suor Maria Laura sapeva portare una grande luce ovunque – ci spiega –. Due erano i suoi punti di riferimento: la gioia per la presenza di Cristo risorto e la capacità di cogliere il volto di Gesù nel prossimo». Suor Beniamina ci racconta un episodio. «Mi trovavo a Chiavenna su invito di suor Laura, per una serie di incontri con le famiglie e i giovani. Era stata una giornata intensa, senza sosta. Arriva il momento del Vespro. Suona il campanello e suor Laura va a vedere chi fosse. Poco dopo torna e ci dice: “Voi pregate Gesù qui, nell’Eucaristia… io lo incontro giù”… E si fermò ad accudire, per oltre due ore, una donna anziana che aveva bisogno di lei». Questa era suor Laura: «sulla porta della cappella volle che ci fosse scritto: “entra per pregare, esci per amare”. La sua vita è stata questo e lo ha fatto nel silenzio e nell’umiltà». Un legame vivo. «Per la gente suor Maria Laura non è un semplice ricordo – conclude suor Beniamina –. Anzi, suor Laura è ancora ben presente, in tutte le persone che l’hanno conosciuta e che si impegnano dando concretezza all’esempio che da lei hanno ricevuto».