Sono arrivate a Como le artiste dell’international perfoming group, tutto al femminile, Gen Verde. Ospiti del Centro diocesano di pastorale giovanile, dal 3 all’8 aprile saranno presenti sul territorio con una doppia proposta. Prima i laboratori di canto, danza, percussioni e teatro dal titolo “Start Now”. Tre workshops a cui sono iscritti una cinquantina fra ragazze e ragazzi della diocesi di Como, per prepararsi, grazie al tutoraggio di una ventina di componenti del gruppo, a calcare la ribalta del Teatro Sociale di Como la sera di domenica 7 aprile, a partire dalle ore 20.30, proprio insieme alle Gen Verde, nello spettacolo “From Inside Outside”.

Como, dunque, nel cuore del tour mondiale che ha portato le Gen Verde prima in una tournee fra Caraibi e Sud America a inizio 2019. Un periodo nel quale hanno affiancato anche i giovani presenti a Panama per la Giornata Mondiale della Gioventù e hanno animato sia le periferie di Città di Panama (con alcuni progetti di inclusione sociale attraverso l’arte), sia i momenti insieme a papa Francesco. Ora, dopo altre date in tutta Italia e prima di partire per il Portogallo, sono a Como. Lo spettacolo parla della luce e della speranza che ogni giovane porta dentro di sé e che aspetta solo di essere portata all’esterno. I laboratori, invece, nascono da un’esperienza fra Israele e Palestina. Sono riuscite a far dialogare, sempre attraverso l’arte, giovani cristiani, ebrei e musulmani, un esempio di pace e incontro che ora viene replicato in tutto il mondo, sia in contesti ad alta tensione, sia in realtà dove i conflitti sono meno evidenti. «In Occidente – riflette l’italiana Alessandra Pasquali – i conflitti si chiamano solitudine ed egoismo». Grande attesa, dunque, per le Gen Verde. Il Teatro Sociale è ormai al completo: per gli ultimissimi posti a disposizione si può contattare il Centro diocesano di Pastorale giovanile, allo 031.267421-1-311 (unico autorizzato alla vendita).

A Como, o meglio, a Tavernerio, c’è una giovane, Angelica Maesani, 20 anni, che ha già partecipato ai laboratori con le “Gen Verde”. «È stato quattro anni fa – ci racconta –. Allora il progetto si chiamava “Made to be played” e si svolse a Peschiera Borromeo». Una proposta un po’ diversa rispetto a questa di Como, che è aperta a tutta la diocesi: in quel caso era rivolta alle parrocchie della località milanese. «Anche se da “esterna”, sono stata accolta con grande simpatia e ho potuto vivere una bellissima esperienza». Angelica, quasi superfluo dirlo, è fra gli iscritti agli workshops comaschi: lei ha scelto danza. «Come nel 2015» ci dice.

Le chiediamo da dove nasca il suo interesse per le “Gen Verde” e perché abbia deciso di ripetere un percorso che, sebbene nuovo, aveva comunque già sperimentato. «Seguo questo gruppo da quando avevo 12 anni – racconta –. Una passione nata per caso. Con la mia famiglia andammo a vedere uno spettacolo a Milano, al teatro Ciak. Si intitolava “Rapsodia”. Era stata mia madre a proporcelo: da lì ho cominciato ad ascoltarle e, nell’estate precedente al laboratorio di Peschiera, andai anche a Loppiano». Un’attenzione non improvvisata, insomma. «Sono tanti i motivi che mi fanno credere nel valore di questa proposta. Ripensando a Peschiera, non posso non sottolineare come, in una realtà dove non conoscevo nessuno, in pochissimo tempo si sia riusciti a costruire relazioni di amicizia basate sul rispetto reciproco e sulla consapevolezza che accogliersi significa condividere: lo spazio scenico, come le cose della quotidianità. È stata un’esperienza che umanamente mi ha dato moltissimo». Non solo: «l’arte, la danza, la musica sono modalità espressive che permettono a noi giovani di metterci in gioco, veicolando valori importanti. È un insegnamento valido per tutto: l’armonia si crea “insieme”, facendo, con impegno, ciascuno la propria parte, guardando all’altro, compiendo lo sforzo di capirsi, adeguandosi ai movimenti vicendevoli e rispettando lo spazio di ciascuno, consapevoli del fatto che gli altri, a loro volta, rispetteranno il nostro, di spazio». Infine la modalità artistica. «Le “Gen Verde” sono molto attuali – aggiunge ancora Angelica –. Affrontano temi profondi, difficili, contemporanei. I testi delle loro canzoni guardano sia ai fatti di cronaca (come l’immigrazione, il terrorismo), sia alle domande di senso… La cosa che mi colpisce è che con il canto, la danza, lo spettacolo non si limitano a “trattare un argomento”, ma lo vivono in prima persona. Se parlano di amicizia, accoglienza, fraternità, sono atteggiamenti che sperimentano concretamente e tutto questo emerge, anche quando sono sul palco». Angelica ha testimoniato la sua esperienza ad amici e coetanei, a scuola come in parrocchia. Come è stata la reazione? «Alcuni entusiasti, altri più guardinghi… l’importante è seminare: qualcosa fiorirà sempre».