Mentre il centro di Como torna a riempirsi di turisti attratti dai primi weekend primaverili, una parte della città ha iniziato a fare i conti con la chiusura dei dormitori attrezzati per dare un riparo ai senza fissa dimora che vivono o transitano in città.

Una fase non facile che vedrà tornare sulla strada decine di persone che, di fronte ai dormitori tradizionali pieni (via Napoleona, Ozanam, Comboniani), si ritroveranno senza alcun tipo di riparo se non quelli offerti dalle architetture urbane come il portico dell’ex chiesa di San Francesco, l’area di piazza San Rocco, i giardini a lago, i padiglioni dell’ex scalo merci della stazione S. Giovanni e altri edifici abbandonati della città.

L’ora “X” è scattata il 31 marzo scorso quando, come previsto fin dalla sua apertura all’inizio di dicembre, ha chiuso i battenti il dormitorio di via Sirtori gestito in questi mesi dai volontari di “Vicini di strada”, il tavolo cittadino degli enti e delle associazioni per la Grave marginalità. Un servizio, con una capacità di 45 posti (38 per gli uomini e 7 per le donne) che è stato pieno tutto l’inverno ed ha potuto contare sul prezioso servizio di moltissimi volontari.

Una chiusura dunque, ma solo a metà. Fino al 30 aprile resterà infatti aperta la tensostruttura aggiuntiva allestita dalla Caritas diocesana nel chiostro del Centro pastorale card. Ferrari. La decisione è stata presa, nei giorni scorsi, dalla Caritas in accordo con la Fondazione Cardinal Ferrari e l’associazione Como Accoglie che, per tutto l’inverno, ha collaborato con i suoi volontari alla gestione dei 51 posti a disposizione.

“La prima cosa da dire è che anche quest’anno siamo riusciti a rispondere alle esigenze di tutte le persone che cercavano un posto per dormire”, spiega al Settimanale Giuseppe Menafra, referente del servizio Porta Aperta della Caritas di Como. “Nessuno è stato lasciato al freddo”.

Questo è stato possibile grazie ai posti aggiuntivi delle tende e ad alcuni posti di emergenza attivati dalla parrocchia di Rebbio che, per tutto l’inverno, ha accolto le persone che non potevano essere ospitate perché la  tensostruttura risultava piena.

“Come lo scorso anno – continua Menafra – abbiamo deciso di prorogare di un mese l’apertura della tenda così da andare verso una chiusura graduale del servizio. Qui potranno entrare sia le persone prima ospitate nel dormitorio ora chiuso sia quanti già stavano alle tende. Ovviamente non potranno starci tutti, quindi, come Porta Aperta, predisporremo una lista di tutte le persone che hanno fatto ancora richiesta di un posto e procederemo ad assegnare i letti in base all’età: dai più anziani ai più giovani”.

Intanto, precisa Menafra, grazie alla collaborazione di Ozanam e dell’Opera don Guanella si sta lavorando per reperire qualche posto in più.

Ovviamente gli sforzi del mondo del volontariato e del terzo settore non basteranno e molte persone, come già avvenuto lo scorso anno,  torneranno sulla strada, anche se non è facile dare dei numeri precisi. Se guardiamo solo alle due strutture invernali è immaginabile che saranno oltre un centinaio le persone costrette a trovare riparto in luoghi di fortuna alla fine di aprile, anche se – raccontano sia volontari che operatori – la mobilità resta alta e i numeri potrebbero oscillare.

Numeri che potrebbero crescere ancora man mano che i richiedenti asilo accolti nelle strutture del territorio finiranno il loro percorso di accoglienza andandosi a sommare a chi già vive in strada. Ma questo sembra non interessare alle istituzioni cittadine.