«Colgo questa occasione per esprimere alla comunità diocesana di Parigi, a tutti i parigini, e all’intero popolo francese il mio grande affetto e la mia vicinanza dopo l’incendio della cattedrale di Notre-Dame. Cari fratelli e sorelle, sono rimasto addolorato e mi sento tanto vicino a tutti voi. A quanti si sono prodigati anche rischiando di persona va la gratitudine di tutta la Chiesa. La Vergine Maria li benedica e sostenga il lavoro di ricostruzione, possa essere un’opera corale a lode e gloria di Dio». Queste le parole di papa Francesco mercoledì 17 aprile, durante la tradizionale catechesi del mercoledì. In queste ore si sta cercando di capire, valutare, quantificare i danni alla Cattedrale parigina e alla sua struttura attraverso i sopralluoghi interni.

L’incendio di lunedì 15 aprile, che ha devastato la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi, ha suscitato, spontaneamente, qualche riflessione sulla conservazione del patrimonio religioso anche nel nostro contesto locale. Sul territorio della Chiesa di Como sono presenti circa 1200 chiese. A livello diocesano, fra le strutture tecnico-amministrative della Curia, esiste un ufficio che è di supporto su legislazione, consulenze e capitolo sicurezza sul fronte “edilizia di culto”. A livello territoriale, però, ogni singola comunità parrocchiale è responsabile delle proprie chiese ed è chiamata a individuare gli strumenti più adatti per la loro tutela.

«Sul tema della sicurezza degli edifici sacri – spiega don Andrea Straffi, responsabile dell’Ufficio diocesano Arte Sacra –, l’aspetto più concreto che, tra l’altro, come diocesi, abbiamo preso in considerazione proprio in queste ultime settimane, è che la manutenzione programmata e il monitoraggio sullo stato di salute delle chiese siano costanti. Si tratta di una fondamentale opera di conservazione e tutela del patrimonio religioso che dalla diocesi viene sollecitata, supportata e coordinata, per aiutare le parrocchie in questo compito così importante e complesso. Sempre come diocesi, non più tardi di un paio di mesi fa, abbiamo organizzato due giornate di formazione proprio sul tema manutenzione e sicurezza. Contestualmente è stato pubblicato e distribuito, su questo argomento, un vero e proprio vademecum, uno strumento che fornisce criteri utili per verificare lo stato di conservazione degli edifici di culto».

Quali sono gli elementi su cui ci si è concentrati?

«La valutazione del rischio contempla molteplici aspetti. Perché è vero, ci sono gli incendi, ma non solo quelli. Pensiamo agli eventi atmosferici (sempre più estremi) e ai contesti morfologici che, per un patrimonio come quello della nostra diocesi (importante per quantità degli edifici sacri, per le loro caratteristiche, ma anche per il territorio che è sempre attento agli aspetti idrogeologici) è fondamentale.  È indispensabile essere di supporto ai parroci (che in Italia, a differenza di quanto avviene in Francia, sono responsabili dei beni) e ai loro collaboratori, siano essi volontari, tecnici o esperti che li affiancano proprio sul fronte della manutenzione e della sicurezza degli edifici… Perché la prudenza non è mai troppa, basti ricordare cosa accadde anche a Como nel 1935».

L’incendio della cupola della Cattedrale…

«Esatto. La dinamica è davvero molto, molto simile a quando accaduto a Notre-Dame. Anche in quel caso erano in corso opere di restauro. L’incendio covò nella struttura in legno della cupola, scaturito da gocce di piombo colate durante una fase di saldatura. Divampò fra il pomeriggio e la sera, divorando la parte lignea, mentre la muratura della cupola, che fu comunque rifatta, riuscì a tenere».

Scansione da originali. Collezione Piero Vasconi. Archivio storico fotografico Vasconi – Cernobbio – Lago di Como

L’attenzione, dunque, non è mai abbastanza…

«La questione della manutenzione ordinaria è un aspetto sul quale, come Commissione diocesana Arte Sacra insistiamo moltissimo. E, la scorsa settimana, il tema è stato affrontato anche a livello di Chiese lombarde, per un confronto e uno scambio di idee, competenze, buone pratiche… Posso anche dire che, in quell’occasione, ho presentato il nostro vademecum e la diocesi di Lodi, riconoscendone il valore, ha deciso di adottarlo e di distribuirlo al proprio interno. Un altro punto da evidenziare è la buona collaborazione con la Sovrintendenza, che segue e monitora ogni intervento di restauro o manutenzione, chiedendo la tutela delle persone e delle opere. C’è sempre molto rigore. In Italia, spesso, ci lamentiamo soprattutto per la burocrazia, ma va riconosciuto che l’attenzione e la competenza non mancano. Con la Sovrintendenza il dialogo è continuo e proficuo, con interventi che mirano alla prevenzione, prima che all’emergenza. Poi, certo, considerata l’ampiezza del patrimonio religioso è evidente che il desiderio è quello di poter fare sempre di più e meglio».

Senza dimenticare i grandi eventi naturali, spesso imprevedibili o poco gestibili… e, nel caso della nostra diocesi, il pensiero corre alla frana di Gallivaggio (So), in Valchiavenna, nel maggio 2018…

«Ho pensato a Gallivaggio nel leggere le notizie relative al salvataggio di alcune opere e reliquie in Notre-Dame lunedì sera. Nel caso della frana di Gallivaggio, il monitoraggio degli esperti era stato talmente attento da permetterci di mettere in salvo molte opere d’arte anticipando la frana… A Parigi sono rimasto colpito dall’opera generosa dei vigili del fuoco. Con il loro cappellano, un sacerdote, hanno fatto di tutto per mettere in salvo le reliquie più preziose (e in Notre-Dame erano conservate, per esempio, quella che la tradizione riconosce come la corona di spine di Gesù o un pezzo del legno della Croce) e, soprattutto, il Santissimo».

Il sacerdote cappellano dei vigili del fuoco parigini si chiama padre Jaean-Marc Fournier. La stampa cattolica francese lo definisce «un eroe assoluto. Non ha mostrato alcuna paura mentre si dirigeva verso le reliquie e il Santissimo all’interno della Cattedrale… si è poi assicurato che fossero salvati». Padre Fournier era stato fra i primi a portare soccorso anche durante l’attentato del 13 novembre 2015 al Bataclan. La corona di spine fa parte delle reliquie della Passione di Cristo acquisite dalla monarchia francese nel Medioevo e poi conservate dall’arcidiocesi parigina. Secondo le cronache, re Luigi IX di Francia riuscì a entrare in possesso della reliquia nel 1239 tramite mercanti veneziani e re Baldovino II, imperatore di Costantinopoli. La corona, solitamente esposta alla devozione in Settimana Santa, fu pesantemente danneggiata durante la Rivoluzione Francese.