Oggi, come ogni 18 luglio da oltre tre decenni, la Valtellina si ferma per ricordare le 53 vittime dell’alluvione del 1987 e della successiva frana del 28 luglio. Una tragedia che non ha solo colpito intere famiglie e comunità, ma ha cambiato – per sempre – la morfologia del territorio.

Due anni fa, per il trentesimo anniversario della tragedia, la Valtellina ha ricevuto la visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.

Il primo evento tragico si verificò in Val Tartano, proprio il 18 luglio, con il crollo del condominio “La Quiete” che si abbattè, a sua volta, sull’albergo “Gran Baita”. Qui si contarono i primi 11 morti… Un dolente rosario di danni, esondazioni, evacuazioni, valanghe di terra e fango, fino alla frana del Monte Zandila-Pizzo Coppetto: 40 milioni di metri cubi di montagna che, la mattina del 28 luglio, precipitarono alla velocità di diverse decine di chilometri orari, fino a risalire sul versante opposto e spazzando Sant’Antonio Morignone e parte di Aquilone in Valdisotto (35 persone persero la vita). Qui l’Adda subì un pericoloso sbarramento, creando il lago artificiale della Val Pola che, a fine agosto, fu svuotato nel corso di una “tracimazione controllata” passata alla storia.

Il 28 luglio il vescovo Oscar Cantoni celebrerà la Santa messa in suffragio di tutte le vittime, alle 20, a Sant’Antonio Morignone.