Sabato 31 agosto, presso il Seminario Vescovile di Via Baserga a Como, si svolgerà il convegno diocesano di pastorale giovanile vocazionale dal titolo “Cristo Vive”, ispirato al titolo dell’Esortazione apostolica consegnata da papa Francesco ai credenti di tutto il mondo dopo il Sinodo dei Giovani. Alla giornata comasca sono invitati educatori, sacerdoti, consacrati, catechisti e operatori di Pastorale giovanile che seguono preadolescenti, adolescenti e giovani. L’appuntamento è a partire dalle ore 9.30. Relatore dell’incontro sarà don Rossano Sala, salesiano dal 1992 e sacerdote dal 2000. Don Sala è docente presso l’Università Pontificia Salesiana di Roma. Papa Francesco, in occasione del Sinodo dei Giovani, lo ha nominato Segretario Speciale del Sinodo.

don Rossano Sala

Quali sono i punti salienti della Christus vivit, l’esortazione apostolica post-sinodale, consegnata da papa Francesco ai giovani di tutto il mondo?
«Christus vivit è un documento ampio e articolato, frutto prima di tutto del cuore di papa Francesco che ha ricevuto il cammino sinodale e lo ha interpretato a partire dalla sua esperienza e secondo la sua sensibilità educativa e apostolica. Nei nove capitoli di cui è composto ci sono tanti punti importanti. In genere quasi tutte le tematiche sono riprese dal cammino sinodale che è stato svolto in questi ultimi tre anni. La prima cosa che possiamo notare è lo stile amichevole e la semplicità della parola. C’è una “popolarità” di scrittura che aiuta ciascuno a trovarsi a suo agio. E poi il fatto che papa Francesco non separa i giovani dalla Chiesa, ma li esorta ad esserne parte attiva e propositiva, anche critica se necessario. Rispetto al cammino sinodale il Papa inserisce alcune cose relativamente nuove. Spicca su tutte il capitolo IV dell’esortazione apostolica, centrato sul “grande annuncio ai giovani”: Dio ti ama, Dio è morto per te, Dio è vivo nella tua esistenza. È la ripresa della semplicità e della radicalità del “primo annuncio”, che in una società secolare ha da essere di nuovo messo in campo nella pastorale dei giovani, come in tutta la pastorale. Personalmente, poi, ritengo che il capitolo V sia il più bello e originale: è una proposta di spiritualità giovanile dinamica, attiva, coinvolgente ed entusiasmante. L’idea di fondo è che il concetto di vocazione è “estatico”, cioè ci fa uscire da noi stessi verso gli altri in vista della missione, della fraternità e della comunione. Oggi, nella nostra cultura occidentale, stiamo morendo di narcisismo e la proposta di papa Francesco ai giovani dovrebbe contagiare tutta la Chiesa».

La nostra diocesi sta vivendo il proprio cammino sinodale. In queste settimane i sinodali sono al lavoro per elaborare le proposizioni alla base dell’Instrumentum Laboris. Il tema del sinodo è la misericordia e, uno degli ambiti affrontati, è giovani e misericordia: in che modo è importante vivere il dono della misericordia con i giovani?
«Misericordia significa avere un cuore disponibile, un cuore capace di fare spazio all’altro, alle sue esigenze, alle sue domande. Lego molto la parola misericordia, che è un atteggiamento complessivo con cui porsi davanti alla realtà della vita, con la necessità dell’ascolto. La prima cosa che si fa con una persona che si ama è proprio questa: dargli la parola, mettersi in ascolto della sua esistenza. Entrare in empatia con i giovani significa mettersi dalla loro parte, comprendere il mondo dal loro punto di vista. Papa Francesco, in Christus vivit nn. 75-76 ha dei numeri splendidi sulla capacità di entrare in empatia con il mondo giovanile attraverso il pianto. Parla ai giovani, ma anche a tutti noi, a proposito della capacità di piangere, che è il dono di immedesimarsi nelle fatiche e nelle sofferenze di chi ci sta di fronte. La misericordia si esprime anche attraverso questa capacità di commuoversi davanti alle povertà dei giovani oggi: pensiamo ai giovani migranti, oppure alla triste questione degli abusi, oppure ancora all’emarginazione e al disagio giovanile. Misericordia significa prima di tutto lasciare che il cuore venga ferito dalla sofferenza dell’altro: solo in questo modo poi l’intelligenza può mettersi in moto insieme alle mani. Come dire, non c’è nessuna azione educativa e pastorale che non sia preceduta da una commozione del cuore. Leggete i Vangeli, troverete tante volte Gesù che si commuove, e poi si mette in moto per fare qualcosa. Ecco, la misericordia prima di tutto è radicata nel cuore, in una capacità di commozione che viene da Dio».

Papa Francesco in piazza San Pietro, durante un’udienza generale

Perché, secondo lei, per educatori, animatori, sacerdoti e responsabili di Pastorale giovanile è importante partecipare a un incontro come quello in programma nella nostra diocesi il prossimo 31 agosto?
«Prima di tutto per fare squadra. È l’unione che fa la forza, è la comunità che cresce nel ritrovarsi e nel comprendere insieme come essere fedeli al Vangelo nelle condizioni epocali in cui siamo chiamati a vivere. Chi viene a tenere un incontro come quello del 31 agosto prossimo non è altro che un “facilitatore”, chiamato ad attivare i cuori, le menti e le mani di coloro che sono i protagonisti della pastorale: cioè tutti i membri della Chiesa particolare. Sono loro i veri soggetti del cambiamento, i veri interpreti dei segni dei tempi nel proprio contesto. Quindi mi auguro solo che questo incontro di fine agosto possa realizzare nella Diocesi di Como il vero compito del Sinodo, di cui parlava papa Francesco nel suo primo discorso rivolto ai Padri sinodali lo scorso 3 ottobre 2018: «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani, e ispiri ai giovani – a tutti i giovani, nessuno escluso – la visione di un futuro ricolmo della gioia del Vangelo».