Prima Lettura

Ger 38,4-6.8-10

Salmo responsoriale

Sal 39 (40)

Seconda Lettura

Eb 12,1-4

Vangelo

Lc 12,49-53

Il Vangelo di questa domenica presenta quasi un bilancio che Gesù fa sulla sua missione, che sta per portare a compimento con il “battesimo” della sua passione, morte e risurrezione. Egli è venuto con lo scopo di “gettare il fuoco sulla terra”, attraverso l’annuncio della buona novella del Regno di Dio. È forte in Gesù il desiderio di passare attraverso il fuoco purificatore della sua passione e morte, di traghettare l’umanità attraverso le acque purificatrici del sacrificio della croce. È per questa via che passa il mistero della sua resurrezione, dell’invio dello Spirito Santo nel giorno di Pentecoste e del suo ritorno alla fine dei tempi: così Egli completa il suo progetto di salvezza per l’umanità. Ma con questo fuoco Gesù, anziché la pace, ha portato la divisione sulla terra.

L’evangelista Luca lo aveva già preannunziato nell’episodio della presentazione al tempio con la profezia di Simeone su Gesù, segno di contraddizione  e di scandalo per l’umanità. Aderire o rifiutare il messaggio di Gesù non tocca solo il rapporto tra Lui e ogni singolo uomo, ma anche i rapporti  tra gli uomini. L’evangelista Luca, riprendendo il messaggio di Gesù sulla pace, la descrive come il dono messianico per eccellenza, sintesi di tutti i doni di Dio all’uomo. Ma specifica anche che non si tratta di quieto vivere e nemmeno della pace che vige sulla terra e tra le nazioni, quella pace che i falsi profeti a volte promettono. Gesù invita gli uomini a riconoscere il tempo presente come luogo della salvezza da lui portata. Ma dovendo fare i conti con le esigenze radicali del Vangelo e con la fedeltà assoluta al Signore, la pace evangelica non può che comportare delle divisioni. Gesù è venuto a spezzare i vincoli di chi unisce sulla violenza e sull’egoismo umano, smascherando le manipolazioni di chiunque, autorità civile o religiosa, cerca un facile irenismo, eludendo le esigenze profonde del Vangelo. Questo messaggio è tanto attuale anche oggi. Pensiamo anche solo come, per adesione ad un modo “politicamente corretto” di risolvere problematiche essenziali della vita di ogni uomo, della famiglia e delle nazioni, si sacrifichino i diritti della persona, dal suo primo concepimento fino alle fasi terminali della vita.

Diego e Salvatore

Diaconi permanenti della diocesi di Como