Si è chiuso con una cerimonia solenne, domenica 27 ottobre, il ricco calendario di celebrazioni promosse nella ricorrenza del centenario dell’incoronazione di Nostra Signora del Sacro Cuore, presso la Basilica di San Giorgio in Borgo Vico, a Como. A presiedere la celebrazione della S. Messa c’era mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Metropolita di Lombardia, accanto a lui il vescovo di Como mons. Oscar Cantoni, insieme a numerosi sacerdoti del capoluogo. Di seguito vi proponiamo la versione integrale dell’omelia di mons. Delpini, con le belle immagini realizzate dal fotografo Pozzoni.

  1. Desideri incompiuti

Uomini e donne trascorrono giorni, vivono, si entusiasmano nella vita, vorrebbero godere la vita. Desiderano vivere. La vita passa e non si può trattenere. Desiderano vivere. La vita logora, la vita stanca, si lamentano della vita. Desiderano vivere. Sentono però avvicinarsi la morte: dicono alla morte: “Sì so che devi venire, ma non adesso. Sì, so che tutti dobbiamo morire, ma non far morire mia mamma o mio padre, l’uomo o la donna che amo, il figlio che mi è stato dato. Aspetta, morte!”. Ma la morte non ascolta, la morte non aspetta. Desiderano vivere. Ecco come sono gli uomini e le donne un desiderio incompiuto di vita.

Uomini e donne desiderano, chiedono, pretendono, aspettano. Ma che cosa desiderate, che cosa cercate, fratelli, sorelle? Desiderano tutto e niente li soddisfa, si avventurano in infinite esperienze, ma ne restano sempre delusi, vivono momenti di euforia e di eccitazione esaltata, ma poi si ritrovano frustrati. Vorrebbero la gioia, ma trovano solo un po’ d’allegria di tanto in tanto. I desideri sono come inquietudini, invece che speranze, denunciano l’incompiuto, piuttosto che introdurre nella gratitudine.

Ecco come sono gli uomini e le donne: sono un desiderio incompiuto di felicità.

Uomini e donne si cercano, si innamorano, sono attratti gli uni dagli altri. Dicono: “Ti amo”, scrivono: “Ti amo”, si dichiarano: “Senza di te non posso vivere”. Poi però la passione si spegne, la persona che sembrava più necessaria risulta la più insopportabile, la convivenza che sembrava più desiderabile si rivela la più noiosa. L’amore svanisce e uomini e donne constatano che possono continuare a vivere, una vita però frustrata, mortificata. Vorrebbero amare e raggiungere una unione completa, una intesa perfetta con la persona amata. Vorrebbero essere amati e sentirsi pienamente capiti, totalmente abbracciati, esaltati per sempre nell’unione d’amore. E riconoscono di non essere capaci di amare abbastanza; e si addolorano di non essere amati abbastanza.

Ecco come sono gli uomini le donne: sono un desiderio incompiuto di amore.

  1. Il grido del Crocifisso

In questa terra dell’incompiuto, nella tristezza dei desideri incompiuti, una volta è stato udito il grido: “E’ compiuto!”.

Il grido non è risuonato come un’esclamazione di trionfo, ma come l’estremo grido dello sconfitto; non è stato proclamato in mezzo a una folla festante, ma tra insulti e derisioni; non è stata una dichiarazione di vittoria che schiaccia i nemici, ma una dichiarazione di amore che stabilisce la nuova ed eterna alleanza.

La via percorsa da Gesù per dare compimento ai desideri incompiuti degli uomini e delle donne non è quella che la sapienza umana poteva immaginare, non corrisponde alle attese infantili che talora abitano nel cuore umano.

La via del compimento è quella dell’amore fino alla fine e Maria, la madre ha perseverato nel seguire Gesù e perciò può essere madre del discepolo amato, cioè generare i figli perché siano uomini e donne del compimento.

Il compimento è la consegna dello Spirito: il dono dello Spirito Santo offre agli uomini e alle donne la grazia di essere partecipi della vita di Gesù. Il sangue e l’acqua che escono dal fianco trafitto del crocifisso sono il segno che indica nei sacramenti la celebrazione della nuova ed eterna alleanza, quella comunione di vita che consente di vivere della vita di Gesù, la vita eterna, la vita di Dio. Chi crede in Gesù, chi mangia questo pane vivo che è Gesù è liberato dalla morte ed entra nella vita di Dio. Maria, regina del cielo e della terra, manifesta a tutti i suoi figli il compimento del desiderio di essere vivi di una via che non stanca, che non si logora, che non declina, che non finisce nella morte. Il desiderio viene convertito: non si tratta di “vivere abbastanza”, ma di vivere in pienezza.

Il compimento è la consegna dello Spirito. Il dono dello Spirito Santo infonde negli uomini e nelle donne una gioia che non si spegne, una esultanza e una consolazione che fa risplendere una nuova città: invece della città complicata e tribolata entriamo nella nuova Gerusalemme: “esultate per essa tutti voi che l’amate. Sfavillate di gioia tutti voi che per essa eravate in lutto … ecco, io farò scorrere verso di essa, come un fiume, la pace; come un torrente in piena la gloria delle genti” (Is 66,10ss).

Maria, immagine della Chiesa, rivela che la pienezza della gioia non è una proprietà privata, ma una comunione in cui tutti siano accolti. Ha obbedito al Figlio che le ha detto: Ecco tuo figlio. Così è stata costituita madre di tutti noi, regina della pace, tenerezza accogliente in cui tutti possono sentirsi consolati.

Il compimento è la consegna dello Spirito. I discepoli diventano dimora dello Spirito Santo e possono quindi condividere i sentimenti di Cristo, possono praticare il comandamento di Gesù: amatevi come io vi ho amato. Sperimentano come si compia il desiderio di essere amati e di amare: facendo della vita un dono, vivendo l’amore non come una pretesa, ma come una dedizione. Gesù proclama il compimento dell’amore nel dono della vita, fino alla fine.

Maria costituita madre di tutti noi ci accompagna nella vita quotidiana perché noi tutti possiamo amare come Gesù ci ha insegnato.

Uomini e donne dei desideri incompiuti, volgete lo sguardo a colui che hanno trafitto per riconoscere il compimento.

Il desiderio della vita si compie nella partecipazione alla vita di Dio: impariamo la contemplazione.

Il desiderio della gioia si compie nel prendersi cura della gioia di tutti, fino all’ingresso nella Gerusalemme celeste; impariamo a vivere della speranza condivisa.

Il desiderio di amore si compie offrendo la vita come dono, fino alla fine: impariamo la carità.