«Silvia è viva e si sta facendo di tutto per riportarla a casa». Questa è l’ultima notizia certa e risale al 30 settembre, come ha riportato l’Agi, citando una fonte di intelligence. Da allora sul rapimento di Silvia Romano avvenuto il 20 novembre del 2018 in Kenya, in un villaggio a 80 chilometri da Malindi, è calato il silenzio.

A ricostruire questi dodici mesi e quel poco che si sa sulla vicenda è Angelo Ferrari, giornalista dell’Agenzia Giornalistica Italiana che da decenni segue le vicende africane.

«Si sa che la collaborazione tra autorità keniane e italiane prosegue, non si è mai fermata un momento, come ha sottolineato la viceministra degli Esteri, Emanuela Del Re, – scrive Ferrari -, ma il silenzio sta diventando insopportabile, assordante e in molti chiedono di romperlo».

Silvia Romano è stata rapita da criminali comuni che, poi, l’hanno ceduta a un’altra banda, probabilmente i terroristi di al Shabaab e portata in Somalia.

Una sorte, quella di Silvia, che accomuna anche altri italiani rapiti nel mondo. Ad incomincare dal missionario padre Maccalli, rapito il 17 settembre 2018 a Bomoanga in Niger, e Luca Tacchetto, scomparso insieme ad Edith Bias in Burkina Faso.

Padre Maccalli, un anno fa il rapimento in Niger. Dalla Sma un invito alla preghiera

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