Suor Lina Guzzo, religiosa scalabriniana nativa del Veneto, da due anni è in forza alla comunità di Fino Mornasco, paese che ha dato i natali al beato Scalabrini, collaborando attivamente alle attività della parrocchia, della commissione missionaria vicariale e della Migrantes diocesana.

Dal 24 settembre scorso, però, ha momentaneamente interrotto il suo servizio nel comasco per rispondere ad una chiamata della sua congregazione che le ha chiesto di trasferirsi, per un periodo di tre mesi, a Ventimiglia per partecipare al nuovo progetto del Servizio itinerante delle suore missionarie scalabriniane: un gruppo di pronto intervento inviato nelle frontiere più ‘calde’ del mondo per fornire aiuto a chi si trova costretto a emigrare.

La religiosa ha così lasciato una terra di frontiera, la nostra, per raggiungere il ponente liguere dove è arrivata lo scorso 24 settembre insieme ad altre due consorelle: suor Zenaide Guarnieri, brasiliana, e suor Antoniette Jabao, filippina.

«Portare ai migranti il sorriso della patria e il conforto della fede. Questo era il mandato che il beato Giovanni Battista Scalabrini dava ai religiosi e alle religiose inviati a prestare assistenza alle migliaia di migranti, in quegli anni italiani, che a cavallo tra Otto e Novecento partivano per l’Europa e le Americhe. Ed è lo stesso mandato che noi oggi sentiamo di dover vivere qui, a Ventimiglia, tra i respinti alla frontiera francese», racconta la religiosa che ha alle spalle 54 anni di vita religiosa, sempre al fianco dei migranti.

All’inizio del suo impegno erano gli italiani sparsi per l’Europa, oggi sono i migranti che arrivano in Italia via mare o che cercano un modo per proseguire il loro viaggio oltre le alpi.

La testimonianza di suor Lina Guzzo è stata pubblicata sul numero 43 del Settimanale del 14 novembre.