«Stupore e preoccupazione per la decisione regionale di procedere alla riconversione della Terapia Intensiva Neonatale (TIN)» dell’Ospedale Valduce di Como. La procuratrice generale del nosocomio cittadino, Mariella Enoc, ha affidato a una nota ufficiale il commento alla delibera con cui, l’11 novembre scorso, Regione Lombardia ha stabilito, a causa del «basso tasso di saturazione« e del «limitato bacino d’utenza», la chiusura della TIN del Valduce, che conta quattro culle speciali per neonati prematuri o con particolari criticità alla nascita.

Il provvedimento, in vigore dall’1 gennaio 2020, riguarda anche le TIN degli ospedali di Cremona, Lodi e Rho. Il Sant’Anna di Como-San Fermo è stato indicato come hub di riferimento per il ricovero e l’assistenza dei piccoli pazienti. Dovrà adeguarsi portando a 8, contro i 6 attuali, i posti in TIN e dovranno salire a 16, da 15, le culle per i neonati subacuti.

Una decisione, che la Regione motiva per ragioni di efficientamento del servizio, su cui tanti comaschi hanno espresso, nei giorni scorsi, la loro contrarietà. A chiedere un ripensamento sono sopratutto le mamme e le famiglie che, loro malgrado, hanno dovuto sperimentare sulla propria pelle l’esperienza di vedere il proprio figlio, appena nato, in pericolo di vita.

Alcuni di questi genitori hanno dato vita all’Associazione Goccia dopo Goccia, nata proprio per sostenere il reparto di Terapia Intensiva Neonatale dell’ Ospedale Valduce di Como, che hanno lanciato una petizione on-line.

Di seguito il testo della petizione che può essere firmata QUI

Chiediamo che la Regione Lombardia non tagli i posti letto della Terapia Intensiva Neonatale dell’Ospedale Valduce di Como, evitando così che un punto di riferimento per le future mamme della città di Como e non solo, venga ridimensionato a subintensiva. Ciò che caratterizza la TIN, non è solo l’eccellenza del team medico o strumentale, ma la professionalità, l’umanità e la care che tutto il 4° piano garantisce a chi purtroppo, suo malgrado, sperimenta sulla propria pelle l’esperienza di vedere il proprio figlio, appena nato, in pericolo di vita. Senza contare che chiudere questo reparto o ridimensionarlo, significherebbe per i genitori, in caso di ricovero in TIN, vedere il proprio figlio trasportato altrove con tutti i limiti che questo comporterebbe all’instaurarsi del rapporto genitore-neonato, fondamentale fin dalle prime ore di vita.

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