Era il 20 gennaio 1999 quando don Renzo Beretta, parroco di Ponte Chiasso, cadeva sotto i colpi di uno dei tanti stranieri cui, abitualmente, apriva la porta. Una S. Messa di commiato è stata celebrata in parrocchia domenica 19 gennaio. Nell’anniversario della scomparsa affidiamo il suo ricordo alla testimonianza di una parrocchiana, Annamaria.

Inizio questa mia testimonianza, sulla figura del mio parroco don Renzo Beretta, partendo dal mio primo incontro con lui. La settimana precedente alla sua entrata nella nostra parrocchia di Ponte Chiasso, sapendo che lasciava Solzago, con mio marito e mia madre siamo andati a conoscerlo nella sua casa. Alcuni amici mi avevano parlato di questo loro parroco con il quale trascorrevano la domenica, condividendo il pranzo, nella sua casa sempre aperta, pronto ad ogni bisogno. Incuriositi ci siamo recati da lui: ci ha accolti con un grande sorriso e ci siamo ritrovati attorno ad un grande tavolo con tante famiglie, con bimbi piccoli che gattonavano, altri più grandicelli che giocavano. Non essendo abituati a questa visione, grande fu il nostro stupore. Poi, la domenica successiva, l’entrata in festa nella nostra parrocchia, accompagnato dai suoi di Solzago commossi, con le lacrime agli occhi. Che dire di don Renzo oggi? È stato il segno di un amore oltre i confini: amore per il suo Signore (così lui lo chiamava), amore per la sua Parola, amore per noi, suoi parrocchiani (la sua gente), di cui è stato pastore ruvido e sollecito, amore per i poveri di qualsiasi provenienza. Che cosa è stato per me? È stato un vero maestro, un padre spirituale unico, che mi correggeva, mi spronava, mi incoraggiava, nella sua semplicità di persona umile, colta, profonda, convinta, sicura, vera. La persona del «sì…sì, no…no». Don Renzo era innamorato della parola di Dio, e la incarnava nella sua vita. La gioia e la sicurezza di chi ha incontrato il Cristo trasparivano dal suo volto e con coerenza si esprimevano nel servizio nel servizio ai più deboli. La sua era una presenza paterna e molto forte. Ci voleva trasmettere questa sua gioia: l’amore che il Padre ha per ciascuno di noi. Terminava le sue omelie sempre con un punto di domanda, costringendomi a riflettere: alcune volte mi sembrava di salire un gradino riguardo la mia fede, altre volte invece ritornavo a terra, ma mi faceva scoprire la misericordia del Padre. Anche per don Renzo penso si possa dire, come ha scritto san Paolo nella Lettera ai Galati: «Non sono io che vivo, ma è Cristo che vive in me» (Gal 2,20). Con don Renzo ho iniziato il cammino catecumenale, interrotto in obbedienza al Vescovo perché veniva richiesta una S. Messa prefestiva solo per i partecipanti al cammino, e non inserita nella parrocchia. In seguito è stato proposto un incontro settimanale (gli incontri del mercoledì), di approfondimento della Parola di Dio; una catechesi da cui è nato l’invito ad entrare a far parte del gruppo catechisti. È stata un’esperienza bellissima per me, e molto positiva, anche se sentivo molto la responsabilità perché don Renzo ci diceva: «Non è la bella lezione che fate, ma è importante quello che voi siete, perché lo trasmettete ai bambini. Ricordatevi sempre che avete in mano la loro fede». Quante volte sono andata in crisi! Ma lui mi diceva sempre: «Avanti, forza e coraggio. Non siamo soli. Il Signore è sempre con noi». E così ripartivo. Il seme che don Renzo ha gettato non può non dare frutto. La sua morte violenta, per mano di una persona che lui aveva accolto nella sua casa e aiutato, fa di lui un martire della carità. «Il martire non sceglie di andare incontro alla morte, ma sceglie un modo di vivere come Gesù», e questa è stata la scelta di don Renzo. Per questo motivo penso si possa chiedere per lui di aprire la causa di beatificazione e spero di incontrare un risvolto favorevole. Con questa testimonianza ringrazio il Signore di aver messo don Renzo sulla strada della mia vita, perché la via che lui seguiva e che ci ha indicato, dandoci testimonianza in prima persona, è l’unica che ci può rendere cristiani gioiosi. Grazie don Renzo per l’esempio che tu ci hai dato. Spero di rivederti in Paradiso.