Nel pomeriggio di martedì 11 febbraio, nella ricorrenza della Giornata Mondiale del Malato, il vescovo monsignor Oscar Cantoni ha presieduto la Santa Messa presso l’Ospedale Sant’Anna di Como-San Fermo della Battaglia. Un momento molto significativo, condiviso con i degenti della struttura sanitaria, insieme ai loro familiari e al personale: medico, infermieristico, tecnico. Un’occasione di preghiera e riflessione che ha coinvolto tutti e che ha visto la presenza del Vescovo anche in alcuni dei reparti dell’Ospedale, in particolare nelle sezioni di pediatria e maternità, con monsignor Cantoni che si è intrattenuto con alcune mamme e i loro piccoli. Commovente l’incontro con i malati che hanno ricevuto la benedizione del Vescovo al termine della Santa Messa.

«L’Ospedale è una cittadella – ha osservato monsignor Cantoni nella sua omelia -. Qui facciamo emergere la nostra dimensione di uomini e donne provati dalla fragilità della malattia, ma, nello stesso tempo, qui si manifesta la larghezza di cuore di quanti, ogni giorno, si prodigano con le proprie competenze professionali a sostegno della salute e, quindi, a difesa dell’altrui debolezza». Nel ricordare la ricorrenza della Giornata mondiale del Malato, il Vescovo ha sottolineato come il 2020 sia anche l’anno dedicato agli infermieri e ostetrici. «Gli uni con gli altri. Gli uni per gli altri»: così monsignor Cantoni ha messo in evidenza come il «reciproco prendersi cura è occasione per vivere relazioni di prossimità, così da vivere in pienezza la propria umanità». Il Figlio di Dio «non è venuto a spiegarci la sofferenza dottrinalmente, ma l’ha assunta su di sé. Con la sua incarnazione si è fatto uno di noi: la prossimità è il metodo che Dio ha per salvarci».

Gesù non si è sottratto alle prove della vita: «ha accettato la prova fino alla massima umiliazione della Croce. Ha affrontato anche la solitudine. Come molti di noi che nelle difficoltà si sentono abbandonati anche da Dio… Ma Egli non è mai venuto meno nella profonda confidenza con il Padre: ha condiviso il nostro patire, affinché l’uomo potesse comprendere di più il valore della redenzione». La prossimità di Dio la sentiamo attraverso la figura materna di Maria. E la prossimità di Dio si esprime anche nel lavoro del personale sanitario che si prodiga «con spirito di servizio e atteggiamento di generosità e sensibilità». Il malato, è stata la conclusione del Vescovo Oscar, «non è un numero ma una persona bisognosa di umanità, pazienza, amicizia e comprensione». Ci sono momenti difficili a causa della malattia e del sistema che spesso chiede anche ai medici di guardare agli aspetti economico-finanziari. «Umanizzare la medicina e la realtà ospedaliera e sanitaria è la sfida di tanti medici: li affido alla materna intercessione di Maria, Regina Infirmorum».