Domenica 16 febbraio, al Collegio Gallio di Como, l’Azione cattolica diocesana celebra la propria Assemblea elettiva. Abbiamo rivolto alcune domande al presidente uscente, Paolo Bustaffa, il quale, avendo svolto due mandati, passerà il testimone a chi verrà nominato dal Vescovo, dopo l’indicazione di una terna di nomi da parte dell’Assemblea. Quelle di Bustaffa sono risposte corali, condivise con il Consiglio di presidenza.

Sebbene sia complesso, che bilancio possiamo tracciare del mandato che si sta concludendo?
«Insieme, Consiglio diocesano e associazioni territoriali, abbiamo percorso con la Chiesa e dentro la Città un bel tratto di strada avendo come riferimenti costanti la vocazione alla santità, la passione per la comunità cristiana, la missione dell’educare e del formare la coscienza, la cura del bene comune sul territorio. C’è un elenco di scelte concrete e di queste si dirà in assemblea. A fare da motore di questo processo è stata l’amicizia, vissuta come una gara nello stimarsi a vicenda nel servizio apostolico, nelle opere, visibili e invisibili di carità. Questa amicizia si è ampliata nella Consulta diocesana delle aggregazioni laicali, nella condivisione di progetti con realtà non ecclesiali, nel dialogo con comunità di altre confessioni cristiane, di altre religioni e filosofie. La scelta delle “alleanze”, per essere più significativi nella società, è stata sempre più condivisa e concretizzata. Non è mancata la fatica ma questa esperienza di condivisione, dentro e fuori l’associazione, mi consente di dire che accanto agli amici nessun cammino è lungo».

Quali sono le sfide maggiori che l’associazione si è trovata ad affrontare in questi anni?
«Una sfida, ma preferirei chiamarla scommessa, che abbiamo condiviso è stata quella del dialogo tra generazioni. Vedere i ragazzi, i giovani, gli adulti, le famiglie, gli anziani, i preti pregare insieme, riflettere insieme sui grandi temi della vita e della fede, camminare insieme, è stato un segno semplice e promettente di comunione e di missione. E’ stato quel segno di futuro che in Ac si rinnova e si ravviva in molte esperienze nel corso dell’anno. Un’altra scommessa è stata il dialogo dei laici con i preti. Il tema della corresponsabilità lo abbiamo vissuto nella concretezza e nella sincerità degli incontri. Un giovane prete partito per la missione ha fatto sapere che il suo sacerdozio si è arricchito molto nell’essere con i laici di Azione cattolica. L’avrei abbracciato se non fosse stato già in volo. Posso intanto abbracciare quei laici di Ac che lo hanno accolto e, crescendo con lui, lo hanno aiutato a crescere».

Trovate l’intervista integrale sul numero in uscita de Il Settimanale