Il dottor Roberto Stella, presidente dell’Ordine dei Medici di Varese e tra i primi medici vittima del Coronavirus in Lombardia, era stato nel piccolo abitato di Duno nelle Valli Varesine non più di cinque mesi fa. Il 19 ottobre scorso – come ogni anno – aveva partecipato al celebrazione organizzata dall’Ordine di cui era presidente in occasione della ricorrenza liturgia di San Luca.

La celebrazione della S. Messa, presieduta dal parroco don Lorenzo Butti, si era conclusa con il tradizionale rito dell’incisione dei nomi di due medici che, nell’anno precedente, avevano dato la vita nel compimento del loro dovere.

Nemmeno cinque mesi dopo si è trovato lui stesso a dover pagare il prezzo più alto per mantenere fede alla propria vocazione: aveva 67 anni ed è solo uno dei tanti medici che in questi giorni stanno lottando, a costo della vita, per combattere contro un’epidemia che è dilagata ormai in tutto il mondo.

Purtroppo alcuni morti proprio tra i medici si sono già avuti anche nella nostra Diocesi nei giorni scorsi. A tutti loro va il nostro commosso ricordo.

Ma perché proprio a Duno? Perché qui, dal 1938, sorge il Tempio Votivo dei Medici d’Italia, un edificio religioso costruito nel centro storico del piccolo paese per volontà dell’allora vicario don Carlo Cambiano e su progetto dell’architetto bergamasco Cesare Paleni. Una struttura unica nel suo genere non solo in Italia.

All’inaugurazione, il 25 agosto di quell’anno, era presente il vescovo di Como, mons. Alessandro Macchi, che consacrò l’edificio dedicato alla Beatissima Vergine del Rosario e, come detto, a S. Luca Evangelista, patrono dei medici.

Don Cambiano aveva una particolare venerazione per loro e per la professione medica, apprezzava la capacità e l’empatia di chi sapeva chinare sui bisogni delle persone fino a commuoversi. Non vedeva la medicina e la scienza come opposte alla fede, tutt’altro. Anzi come una forza. E proprio con questo nuovo edificio voleva testimoniarlo.

«Don Cambiano pensò da subito di far costruire non una chiesa come nella norma, ma bensì un Tempio dedicato ai medici, un edificio religioso con duplice valenza: sacra come luogo di culto cristiano e civile come memoria e perpetuazione dei nobili ideali della professione medica», ci racconta Francesca Boldrini, studiosa del luogo e socia del Centro per lo Studio e la Promozione delle Professioni Mediche.

«Ad avvalorare la valenza civile – continua Boldrini – nel 1940 venne realizzata, sul lato destro del Tempio con apertura all’interno dell’immobile stesso, una cappella circolare con le pareti ricoperte di marmi che fu denominata Sacrario. Inizialmente si pensò di incidere sui marmi i nomi dei medici caduti nelle guerre, affi ancati dalla sigla P. P. (Pro Patria) e con la stelletta in bronzo per i medici decorati di medaglia d’oro al valor militare, poi, invece, si decise di ricordare anche i medici caduti nell’esercizio della professione abbinando al nome la sigla P.H. (Pro Humanitate)».

Questa tradizione, che si era progressivamente persona nel corso degli anni, si è particolarmente rinvigorita a partire dall’ottobre del 2003 quando, dopo molti anni, l’Ordine dei Medici di Varese ha ripreso la tradizione della Festa del Medico celebrando presso il Tempio, nel giorno di S. Luca, una Messa e ricordando con l’incisione sui marmi del Sacrario i medici che, nel corso dell’anno, hanno sacrificato la loro vita in contesti di notevole impegno professionale.

Per rafforzare ulteriormente il legame tra i medici e Duno è stato istituito un Centro per lo Studio e la Promozione delle Professioni Mediche che, dal 2011, ha sede nei locali di villa Malcotti, proprio di fronte alla chiesa, una struttura messa a disposizione dall’Amministrazione locale.

Sono diverse centinaia i nomi iscritti sulla pietra fredda del sacrario a ricordare il loro sacrificio. Nomi che sono, inevitabilmente, destinati ad aumentare come dimostrano le storie che vi raccontiamo su queste pagine. Probabilmente non tutti i loro nomi saranno iscritti nel sacrario (questo noi non lo sappiamo) ma certamente quel Tempio servirà a ricordare anche il loro sacrificio.

«Non sappiamo quando avverrà, – ci confida il parroco don Butti – ma appena tutto questo sarà passato ci ritroveremo sicuramente a Duno per una S. Messa di suffragio per il dott. Stella e per tutti i medici che sono morti in questi mesi».