Una moratoria di un anno da parte dell’Italia sull’acquisto di armamenti permetterebbe, in questo tempo di crisi, di liberare circa 6 miliardi di euro da destinare a sanità e scuola.

A formulare la proposta è il comasco Francesco Vignarca (nella foto con papa Francesco), coordinatore nazionale della Rete Italiana per il Disarmo e autore di Milex il primo osservatorio sulle spese militari italiane.

“Come rete – precisa Vignarca – facciamo una precisa richiesta al governo: così come in tante famiglie, a causa della crisi, si deciderà di rinviare qualche spesa non necessaria, come cambiare la macchina o ristrutturare casa, noi chiediamo un rinvio delle spese militari per l’acquisto di armamenti. Non stiamo parlando degli stipendi dei soldati o dei carabinieri, ma di sistemi d’arma e mezzi come carri armati, aerei ed elicotteri da combattimento, sottomarini e missili che verranno messi a bilancio nel 2021. Tutti strumenti di cui l’Italia è già in possesso e per cui un rinvio non pregiudicherebbe le nostre capacità di difesa”.

E’ questo uno dei punti centrali della nostra chiacchierata con Vignarca a cui abbiamo chiesto di aiutarci a leggere i dati sulle spese militari nel mondo contenuti nell’ultimo rapporto pubblicato dall’Istituto Internazionale di Ricerche sulla Pace di Stoccolma (SIPRI).

Guardando alla crisi economica in atto e alla necessità di reperire fondi per la ripresa stupisce constatare l’assenza, nel dibattito pubblico e politico, di proposte di tagli alla spesa militare …
«Purtroppo stiamo assistendo ad una fortissima azione politica e di propaganda da parte delle lobby dell’industria bellica che, ad ogni livello, stanno spingendo perché i piani di spesa già approvati e in via di approvazione non vengano messi in discussione. Anzi, c’è chi va dicendo che questo è il tempo per aumentare la spesa militare. Ma io dico: quanti letti di terapia intensiva si potrebbero garantire rinunciando ad un solo sottomarino U-112 (costo stimato 650 milioni di euro)? Le nostre stime dicono 6500. Noi non discutiamo la spesa militare tout court, ma la spesa improduttiva, la spesa per armamenti e chiediamo il rinvio degli impegni non ancora sottoscritti».

Proposte non molto popolari di questi tempi…
«C’è solo un leader internazionale che, non da oggi, dice queste cose ed è Papa Francesco. Il 20 febbraio scorso durante un incontro organizzato dalla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali ha detto: “la più grande struttura di peccato, o la più grande struttura d’ingiustizia, è la stessa industria della guerra”. Se confrontiamo i 1900 miliardi delle spese militari del 2019 con i 160 miliardi per l’Aiuto pubblico allo sviluppo ci rendiamo conto di quale sia il futuro che vogliamo costruire, quello per cui ci stiamo preparando. Se vendi armamenti per miliardi di euro ogni anno, verso Paesi già in conflitto o in situazioni di tensione internazionale, non puoi stupirti se questi vengono poi utilizzati. E i grandi produttori sono sempre quelli: i Paesi Occidentali, Stati Uniti in testa, Russia e Cina».

L’intervista completa è pubblicata sul numero 20 del Settimanale. Potete leggerlo gratuitamente registrandovi al nostro sito. Basta seguire le istrizioni:

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