A fare una casa non sono i mattoni che la compongono ma le persone che la abitano. Vista da questa angolatura possiamo allora dire che la casa per l’infanzia di via Giussani a Rebbio – costruita dalla Fondazione svizzera “Main dans la main” e ribattezzata “Caracol” – è finalmente realtà.

Dopo i primi ingressi da parte di alcuni nuclei familiari individuati dalla Parrocchia di San Martino di Rebbio, nel mese di febbraio, poco prima che scoppiasse la pandemia, nei giorni scorsi sono state accolte due mamme con altrettanti bambini. Le donne, inviate alla struttura dai servizi sociali, hanno preso posto a “Casa Cochlea” la comunità genitore-bambino gestita dalla cooperativa Symploké.

«Credo che non ci sia modo migliore di ringraziare la Fondazione per il suo impegno nel nostro quartiere se non quello di veder riempire la casa. Vedere i primi bambini che la sera scendono a giocare nel cortile è sicuramente la risposta più bella», confida il parroco don Giusto Della Valle.

Una volta che sarà pienamente funzionante, nella struttura troveranno spazio: un servizio diurno pomeridiano per minori (gestito da Symploké e in via di accreditamento); una comunità per minori con 10 posti (gestita da Symploké, già accreditata ma non ancora avviata); una comunità genitore-bambino con altri 10 posti (gestito da Symploké e attiva); quattro appartamenti per l’avvicinamento all’autonomia (gestiti dalla parrocchia e in parte occupati).

Il presidente di Symploké, Stefano Sosio, parlando di questo nuovo inizio ha più volte sottolineato l’importanza della collaborazione non solo con la parrocchia e la Fondazione, ma con l’intero quartiere.

«Una struttura come questa ha senso solo se è radicata nel quartiere e stiamo lavorando perché possa esserlo sempre di più. Il periodo non è ovviamente dei migliori ma ci sarà tempo per costruire reti. Il nostro augurio è che questo sia davvero solo l’inizio».

Tutti i dettagli su Il Settimanale di questa settimana

Casa per l’infanzia e i minori di Rebbio: a inizio 2020 l’inaugurazione