Si è svolta la mattina di giovedì 11 giugno, in Cattedrale, a Como, la Santa Messa esequiale per il vicario generale don Renato Lanzetti, mancato lo scorso mercoledì santo 8 aprile a causa del coronavirus. La salma di don Lanzetti è stata tumulata nel cimitero della nativa Torre Santa Maria venerdì santo 10 aprile.

A presiedere il rito il Vescovo monsignor Oscar Cantoni. Hanno concelebrato i presuli di Vigevano, monsignor Maurizio Gervasoni, Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti, e il Vescovo emerito di Cremona, il lariano monsignor Dante Lafranconi.

Erano presenti in Duomo decine di sacerdoti diocesani concelebranti e un numero contingentato di persone in rappresentanza delle comunità dove don Renato ha svolto il suo ministero pastorale: Livigno, Lanzada e Grosio. Presenti i sindaci di Como Mario Landriscina, di Torre Santa Maria Giovanni Gianotti e di Lanzada Cristiana Nana; a nome della comunità di Grosio l’assessore Enzo Caspani.

Per rivedere la celebrazione (omelia dal minuto 56)

Al termine della Messa ha portato la sua testimonianza don Mariano Margnelli (sacerdote della comunità pastorale della Valmalenco), che ha parlato della disponibilità, della pazienza e della capacità di don Renato di mettersi a servizio della Diocesi, con impegno e passione, soprattutto per l’attenzione nei confronti di sacerdoti, famiglie e giovani.

All’inizio del rito ha portato il suo ricordo il pro Vicario don Fausto Sangiani, che ha ricordato il fitto scambio di messaggi con don Renato nei giorni della malattia.

«Don Renato – ha sottolineato il Vescovo Oscar nell’omelia – , con molta spontaneità ammetteva di sentirsi un “umile operaio nella vigna del Signore“, mandato dalla Chiesa nonostante si sentisse impari di fronte ai compiti di responsabilità a cui doveva far fronte quotidianamente. Svolgeva il suo impegno pastorale in spirito di fede, cioè totale obbedienza. E mi manifestava il suo sconcerto davanti a certi no, espressi da taluni in vista di assumere nuove compiti  ecclesiali». Come vicario generale «don Renato – ha osservato ancora monsignor Cantoni – visitava spesso i sacerdoti, soprattutto gli anziani e gli ammalati, quanti erano in lutto per la perdita di persone care. Era sollecito e vicino a quanti fossero bisognosi di cure, a livello fisico, psichico e spirituale. Insegnava a tutti noi a prenderci cura dei nostri sacerdoti perché nessuno si sentisse solo e abbandonato, ma accolto come un fratello da rincuorare e da ringraziare per tutto il bene offerto per amore lungo gli anni di ministero». In chiusura «caro don Renato, ora che sei tra i beati i Santi  di Dio, in paradiso, intercedi per tutti noi, soprattutto per una rafforzata unità nel nostro presbiterio».