È un forte grido d’allarme quello che arriva dal Coordinamento comasco delle realtà di accoglienza per minori, sodalizio che comprende 17 enti soci (diventeranno 19 a settembre) che gestiscono 39 strutture residenziali che accolgono circa 300 minori. Oggi questo prezioso organismo di raccordo, formazione, sensibilizzazione e interlocuzione con le istituzioni rischia di chiudere per mancanza di fondi. Complice il lockdown e le restrizioni imposte dal Coronavirus, le attività che in genere portano risorse in cassa non hanno potuto svolgersi. Il risultato è un preoccupante segno rosso nei bilanci.

«Il rischio di non poter sopravvivere è molto alto – spiega la presidente del Coordinamento Gabriella De Col -. L’unica entrata che ci è rimasta, dopo la cancellazione dei tanti eventi di formazione e di autofinanziamento che solitamente promuoviamo, è la quota associativa versata dai nostri enti. Le risorse che raccogliamo hanno in genere una duplice destinazione: una parte è impiegata per il pagamento delle spese vive di segreteria e per la gestione ordinaria; l’altra ritorna agli enti soci sotto forma di sostegno ai numerosi progetti che vengono realizzati nelle nostre case. Progetti di natura sportiva… artistica… ricreativa… che vanno a beneficio dei nostri ospiti. Progetti di avviamento all’autonomia (dalla patente per la mamma o per il ragazzo neo maggiorenne… all’attivazione di borse lavoro) e molto altro. Tutte iniziative che negli anni hanno qualificato l’attività dei soci, e che ora rischiano di essere ridimensionate nella loro proposta progettuale».

Che cosa accadrebbe se il Coordinamento interrompesse la sua attività?

«Verrebbe meno quel collante territoriale che aiuta a progredire il terzo settore ma, soprattutto, favorisce la crescita dei nostri enti associati. Si interromperebbero quei legami e quelle connessioni che vanno a rafforzare il lavoro svolto all’interno di ogni casa e che va a beneficio dei bambini accolti».

C’è il rischio che i bambini non possano più essere ospitati?

«No, non c’è questo rischio. I bambini sarebbero sempre accolti, ma non potrebbero più beneficiare di quella professionalità, coesione, unione di intenti attualmente assicurata grazie anche al nostro supporto. Inoltre le case perderebbero il filo diretto con le istituzioni, uno spazio prezioso di interlocuzione che siamo riusciti a costruire nel tempo»

Che cosa avete in mente per sostenere economicamente il Coordinamento?

«L’idea è di avviare una campagna promozionale di cui definiremo meglio più avanti i dettagli. In questo percorso abbiamo chiesto aiuto ad Arte Solidale Festival, che da anni ci sostiene. Perché proprio Arte Solidale Festival? Perché la sua mission è proprio quella di aiutare i minori in difficoltà. A legare gli artisti c’è infatti la consapevolezza di essere cresciuti dentro famiglie che hanno saputo accompagnarne il talento, garantito la possibilità di studiare e di maturare professionalmente, che ne hanno cullato la crescita in serenità. Da questa forza è nato il desiderio di regalare un’opportunità in più ai bambini ed ai ragazzi accolti nelle nostre strutture, trasmettendo loro bellezza e armonia. Per questo come primo gesto di responsabilità sociale, chiediamo a tutti di seguire la pagina Facebook “Arte Solidale Festival” e di iscriversi alla newsletter, accedendo al sito www.artesolidalefestival.com. Questo per dare maggior visibilità al sito e ai social, in vista del lancio della campagna».

Leggete l’intervista completa sull’edizione di questa settimana.