Di fronte ad una crisi che diventa ogni giorno più difficile nel quartiere di Santa Rosa del Cerro, nella parrocchia di Puente Piedra, le famiglie si stanno unendo per cercare di mettere qualcosa nel piatto ai propri figli.

A raccontarcelo è don Savio Castelli, missionario fidei donum in Perù, che da alcuni anni ha scelto di vivere in questo angolo polveroso della capitale Lima. «Le hanno ribattezzate “pentole comunitarie” – ci racconta don Savio – e sono cominciate proprio in questo periodo di emergenza coronavirus: si tratta di famiglie che si mettono insieme e, condividendo quel poco che ciascuno possiede, cucinano per tutti in modo che nessuno resti senza».

Il quartiere di Santa Rosa del Cerro

Un modo per risparmiare e unire le forze in questo tempo di crisi»
«Qui continua la quarantena a causa del Covid 19 e proseguirà per lo meno fino al 31 luglio, anche perché i contagi sono ancora numerosi e il sistema sanitario largamente insufficiente», continua don Savio. Il missionario racconta di una situazione sociale difficile con famiglie povere che vivono di occupazioni informali e che, proprio a causa della pandemia e delle misure di restrizione, si trovano in una condizione ancora più difficile e precaria. Storie purtroppo già sentite anche da don Ivan Manzoni e don Roberto Seregni.

Nonostante le difficoltà, continua don Savio, le persone «cercano di aiutarsi solidariamente e, questa, è forse l’unica cosa positiva nel momento difficile e triste che stiamo vivendo».

Nel quartiere di Santa Rosa era già attiva una mensa popolare in parrocchia che ha aumentato in questi mesi il suo operato. «È costituita da un gruppo di una ventina di donne che si alternano, da lunedì a venerdì, per cucinare per le persone bisognose grazie anche al sostegno della Caritas parrocchiale e del Comune di Puente Piedra. Tra gli utenti chi può paga 80 centesimi di dollaro per il pranzo, per i casi limite invece l’accesso è gratuito», continua don Savio. C’è un proverbio africano che recita: “L’abbondanza divide il villaggio più che la carestia”.

Ad ascoltare i racconti che arrivano dai nostri missionari fidei donum a Carabayllo sembra davvero che sia così. Guardando ai mesi a venire, forse, dovremmo farne tesoro anche noi.

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