Ha concluso la sua esistenza terrena questa mattina don Alberto Panizza, che da alcuni giorni era ricoverato all’Ospedale di Sondalo a causa del coronavirus. La forte fibra del sacerdote, nato a Cologna di Tirano il 9 novembre 1928, non ha retto questa nuova sfida.
Dopo la formazione al ministero sacerdotale nel seminario della Diocesi di Albenga, don Alberto fu ordinato sacerdote il 22 giugno 1958 e spese i primi anni di ministero nella Diocesi ligure, dove contribuì anche allo sviluppo del Gruppo Scout Albenga 5. In seguito, fece ritorno nella nostra Diocesi e dal 1965 fu destinato alla collegiata dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio come vicario parrocchiale. Da subito si spese per l’animazione di bambini e ragazzi e, dal 1966, fu per 25 anni assistente dell’Azione Cattolica parrocchiale.
Significativo fu l’impegno di don Alberto nel quartiere sud-ovest di Sondrio, prima nella chiesetta dedicata al Sacro Cuore in via Meriggio – ora non più esistente – e poi impegnato per l’edificazione della nuova chiesa del Sacro Cuore in via Aldo Moro e del vicino oratorio.
Nel 1995, don Alberto lasciò Sondrio e tornò nella sua Tirano, dove fu ancora attivo nel ministero come collaboratore parrocchiale della collegiata di San Martino. Solamente negli ultimi tempi le sue condizioni di salute si sono aggravate e gli hanno impedito di essere attivo nel ministero.

Don Alberto Panizza e papa Giovanni Paolo II

Don Alberto in un incontro con papa Giovanni Paolo II

«Non voi avete scelto me ma io ho scelto voi». Con queste parole del quindicesimo capitolo del Vangelo di Giovanni, don Alberto concludeva, nel giugno di due anni fa, la concelebrazione con i sacerdoti dei vicariati di Tirano e Grosio dove faceva memoria e ringraziava il Signore per i suoi sessant’anni di ministero. «Tutti i religiosi, e non, sono dei chiamati e questo avviene per amore di Dio – rimarcò in quell’occasione -. La domanda che nasce dai nostri cuori è uguale a quella che Elisabetta rivolse alla Madonna: “Perché avviene questo?”. È lo stesso quesito che noi sacerdoti ci poniamo: Signore, perché hai chiamato me? E la risposta è sempre quella: “Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome”. Non siamo ciò che siamo per merito nostro, ma per volontà di Dio che ci ama di un amore infinito».