Nel giorno di Pasqua papa Francesco si è affacciato alla Loggia delle Benedizioni per il messaggio Urbi et Orbi. La voce è leggera, la piazza lo ascolta e poi si scioglie in un applauso commosso e fragoroso. Il messaggio del Pontefice, letto dal maestro delle cerimonie, l’arcivescovo monsignor Diego Ravelli (che, lo ricordiamo, è stato ordinato presbitero in diocesi di Como), è ampio e articolato. «Cristo è risorto! – ha scritto il Papa nel suo messaggio –. In questo annuncio è racchiuso tutto il senso della nostra esistenza, che non è fatta per la morte ma per la vita. La Pasqua è la festa della vita! Dio ci ha creati per la vita e vuole che l’umanità risorga! Ai suoi occhi ogni vita è preziosa!».

Il Pontefice ha passato in rassegna i Paesi e i contesti lacerati da guerre e conflitti di ogni tipo. Palestina, Israele, Ucraina, Yemen, Repubblica Democratica del Congo, Armenia e Azerbaigian, Sudan, Sud Sudan Myanmar… Alle “sorelle” e ai “fratelli” nel dolore e nell’angoscia, Francesco assicura: «Il vostro grido silenzioso è stato ascoltato, le vostre lacrime sono state raccolte, nemmeno una è andata perduta! Nella passione e nella morte di Gesù, Dio ha preso su di sé tutto il male del mondo e con la sua infinita misericordia l’ha sconfitto: ha sradicato l’orgoglio diabolico che avvelena il cuore dell’uomo e semina ovunque violenza e corruzione». Forte anche il richiamo a fermare la corsa al riarmo.

Parole significative in questi giorni nei quali, nonostante l’annuncio di tregue e cessate il fuoco, continuano gli scontri. Come in Ucraina. Nella giornata di oggi, siamo riusciti a metterci in contatto con monsignor Stanislav Shyrokoradiuk, vescovo della Diocesi di Odessa-Simferopol. Nelle ultime ore alcuni attacchi con i droni hanno pesantemente colpito il quartiere dove ha sede il palazzo Vescovile.

Monsignor Stanislav, innanzitutto come state? Qual è la situazione e come sta la gente?

«Viviamo come tutta l’Ucraina in tempo di guerra. Reagiamo agli allarmi, anche se ormai ci siamo abituati. Soffriamo quando ci sono bombardamenti, ci sono continuamente nuove rovine. Queste notizie ci feriscono sempre. È molto difficile accettarle ogni volta. A volte perdiamo anche le persone più care: la gente muore, e questo è ciò che fa più male».

Come state vivendo questo Tempo di Pasqua?

«I preparativi per la Pasqua si sono svolti come sempre. La gente partecipa ancora di più alle celebrazioni rispetto al passato, e le liturgie si svolgono regolarmente. Abbiamo festeggiato la Pasqua come di consueto, l’unico cambiamento è il coprifuoco; quindi, le celebrazioni si sono tenute un po’ prima. Aiutiamo le persone non solo spiritualmente, ma anche materialmente, grazie alle donazioni dall’estero, abbiamo sempre qualcosa da distribuire: pacchi alimentari e sostegno per chi sta soffrendo a causa della guerra. Anche per Pasqua abbiamo distribuito prodotti alimentari, come gesto di buona volontà. La solidarietà che riceviamo ci fa sentire meno soli e ci permette di aiutare. Siamo grati per tutto questo e auguriamo a tutti una felice Risurrezione del Signore, la benedizione di Dio, e preghiamo per la pace. È l’unica speranza che abbiamo: speriamo in Dio che la pace arriverà».

Ci sono prospettive per la pace e cosa chiedete perché il mondo vi possa aiutare?

«Dal mondo ci aspettiamo una reazione sana. Questa guerra è iniziata perché in passato non c’è stata una reazione adeguata: tutto è cominciato non adesso, ma già nel 2014. Ora, finalmente, si comincia a vedere una risposta più sana: l’Europa sta in parte prendendo consapevolezza e il sostegno, sia materiale che nella solidarietà, darà i suoi frutti. Questo aiuto contribuirà all’inizio della fine di questa guerra terribile e sanguinosa».