Domenica 4 dicembre in tutta la diocesi di Como si festeggia la Giornata del Seminario, un’occasione in cui i fedeli dell’intera diocesi sono chiamati a pregare e sostenere (con l’affetto e con le opere) i giovani che si stanno preparando al sacerdozio e i loro insegnanti ed educatori.
“Fraternità. Basterebbe questa parola – racconta Gabriele a Il Settimanale – per esprimere il cuore della comunità del Seminario. In questi anni ho sperimentato il vero significato della fraternità, che non è affatto il raggiungimento di uno statico ideale di vita, dove a regnare è la pace perpetua, l’assoluta concordia, il buonismo – la famiglia del Mulino Bianco, per intenderci -, ma è innanzitutto uno stile di vita, un impegno quotidiano che costa fatica e umiltà. È una fraternità vera quella che viviamo in Seminario, una fraternità dinamica, non formale, perché necessita di essere costantemente rinnovata, perché conosce e passa attraverso le umane difficoltà e incomprensioni. Una fraternità vera anche perché capace di sincera condivisione, di conforto reciproco, di gioia e di misericordia”.
La comunità del seminario è attualmente composta da 17 seminaristi (4 in sesta teologia, 1 in quinta, 1 in quarta, 5 in terza, 2 in seconda, 2 in prima). A questi si aggiungono 7 giovani in propedeutica e 28 ragazzi che frequentano le comunità del Sicomoro.
“Molti credono che la vita del seminarista consista in preghiera e studio, chiusi all’interno del Seminario – spiega Iacopo -. Non tutti invece sanno che tra le proposte più significative da vivere nel corso degli anni di formazione è proprio la cosiddetta esperienza pastorale. Pertanto il pomeriggio e la serata del giovedì e dal sabato pomeriggio alla domenica sera sono il tempo riservato per il servizio pastorale nelle parrocchie. A differenza di altre attività vissute dall’intera comunità del seminario la “pastorale” si caratterizza per essere propria di ogni singolo seminarista, dal momento che ognuno viene affidato ad una parrocchia diversa. Accanto alle parrocchie infatti alcuni di noi svolgono il loro servizio presso il carcere o in altre realtà caritative”.
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