Davvero troppo piccola l’Aula Magna dell’Istituto Orsoline di Como per accogliere tutti gli studenti accorsi per ascoltare Javier Zanetti, oggi vice-presidente dell’Inter, dopo una carriera di calciatore e capitano proprio tra le fila nere-azzurre e nella nazionale argentina.
L’incontro si è svolto nell’ambito di un progetto educativo della scuola di viale Varese, in particolare per gli studenti del linguistico (il tutto, infatti, si è svolto in spagnolo, sia per quanto riguarda il racconto di Zanetti, sia per le domande che gli hanno rivolto gli studenti).
L’iniziativa si chiama Daedalus Project, una rassegna culturale in lingua straniera, promossa dall’Istituto comasco, dedicata a esplorare l’eredità di importanti figure del passato e della contemporaneità. Il motivo conduttore dell’edizione di quest’anno è “Imparare dai giganti”, in omaggio alla celebre metafora di Bernardo di Chartres secondo cui se oggi possiamo vedere lontano è in virtù non delle nostre capacità, ma del nostro essere “nani sulle spalle dei giganti”.
Il colloquio è, molto informale, con l’ex calciatore disponibilissimo con i ragazzi (per foto ricordo e autografi) si intitolava “Essere giganti nella Carità”. La “Carità” è una categoria che solitamente vediamo accostata a grandi figure di santi o testimoni della fede.
Questa volta l’ abbiamo vista espressa da un calciatore il quale, consapevole della propria fortuna, non ha «mai dimenticato Remedios de Escalada», ha ricordato Zanetti, città dei sobborghi di Buenos Aires nella quale è cresciuto insieme all’inseparabile moglie Paula.
Proprio con la moglie ha deciso, nel 2001, di fondare nella sua città di origine la Onlus “P.U.P.I. – Por Un Piberio Integrado”, che significa “Per un’infanzia integrata”, una sigla che ricorda anche il soprannome calcistico di Zanetti, “el pupi”. La Onlus, come ha raccontato, «si occupa di proteggere i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza a rischio», offrendo un luogo sicuro dove trovare assistenza alimentare e sanitaria, sostegno scolastico e la possibilità di svolgere «attività extra-scolastiche di tipo sociale, culturale e sportivo».
Un’organizzazione, insomma, che si propone di attivare processi di sviluppo, solidarietà e autogestione all’interno di famiglie e comunità, per offrire ai giovani dei sobborghi più poveri di Buenos Aires l’opportunità di accedere a un futuro migliore, sfuggendo così ai rischi della criminalità e dell’emarginazione sociale. Proprio Zanetti ha ricordato alcuni episodi in occasione dei suoi viaggi in Argentina, sottolineando, in particolare, come l’aiuto parta fin dalla gravidanza, quando molte mamme, giovanissime, sono spesso lasciate sole oppure affrontano con grande difficoltà il percorso di crescita dei propri figli.
«Non c’è nessuno così forte che possa farcela da solo e nessuno così debole che non possa essere d’aiuto» è il motto dell’associazione ricordato da Zanetti. Un incontro, per i giovani partecipanti, che tutti, a prescindere dalla fede calcistica, hanno definito molto arricchente.