“Il mio auspicio è che la sua causa di beatificazione possa avere un cammino rapido”. È questa la convinzione del vescovo di Como, mons. Oscar Cantoni, espressa martedì 6 giugno in occasione del 17° anniversario dell’assassinio di suor Maria Laura Mainetti, uccisa a Chiavenna da tre ragazze, allora minorenni, al termine di quello che definirono una sorta di rito satanico.

“Ho a cuore l’iter per la sua beatificazione – aggiunge monsignor Cantoni -: ho contattato personalmente la Congregazione per le Cause dei Santi e prego perché la testimonianza di fede di suor Laura possa essere di esempio per tutti”.

Un auspicio condiviso dai molti fedeli che ieri si sono ritrovati a Chiavenna per la Messa di suffragio e la conferenza serale con Francesca Consolini, postulatrice della causa di beatificazione di suor Mainetti. Tra i presenti nella collegiata di San Lorenzo anche mons. Ambrogio Balatti, arciprete di Chiavenna dal 1994 al 2016.

“Quella di suor Maria Laura – racconta mons. Balatti – resta una testimonianza indelebile, un atto eroico di carità e fede. Lei stessa, quando si rese conto di essere stata attirata con l’inganno nel luogo dove poi sarebbe stata uccisa (una delle ragazze la contattò dicendo che era rimasta incinta a seguito di una violenza subita, ndr), falliti i tentativi di far desistere le tre ragazze, chiese perdono a Dio per il loro gesto”.

“Le ragazze – continua il sacerdote – volevano dimostrare che il male era più forte del bene, in realtà hanno incontrato una suora che incarnava la forza dell’amore e non sono riuscite a vincerlo”.

Un omicidio che scosse profondamente l’animo dell’intera comunità. “La morte di suor Laura , dopo 17 anni, è ancora una ferita aperta – afferma monsignor Andrea Caelli, arciprete di Chiavenna – un dolore che deve essere rielaborato. E lo stiamo facendo a partire dalla spiritualità di questa religiosa, dai suoi silenziosi gesti di carità: la sua morte è stato un martirio, perché già in vita ha vissuto santamente”.

Il giorno 6 di ogni mese i fedeli si ritrovano a dire il Rosario lungo il sentiero che conduce al Parco delle Marmitte dei Giganti, nel luogo dell’assassinio. Qui è stata posta una croce di granito con la scritta “Se il chicco muore porta frutto”.