Siticibo Como compie dieci anni. Un sodalizio nato in sordina, con qualche amico e pochi chilogrammi di cibo fresco raccolti, e che oggi conta su una squadra di 40 volontari, due automezzi refrigerati idonei al trasporto di alimenti e aggrega 21 donatori di alimenti e 19 strutture riceventi.

Grazie a questa squadra solo nel 2016 l’associazione ha evitato finissero in discarica (nonostante fossero ancora buoni) qualcosa come 60 tonnellate di alimenti freschi (di cui 9 di pane e prodotti da forno) e circa 20 mila porzioni di piatti pronti da servire in tavola.

Oggi i due furgoncini in dotazione fanno la spola, ogni giorno, tra i maggiori supermercati della città (che donano verdura, latticini, carni e altri generi freschi), mense aziendali, negozi e raccolgono tutto ciò che non può più essere venduto – ma è ancora perfettamente consumabile – per consegnarlo immediatamente alle strutture che preparano pasti per i bisognosi o che accolgono i più deboli offrendo loro un tetto, cure, attenzioni e, naturalmente, un piatto caldo.

Per salutare il traguardo di questi primi dieci anni Siticibo ha dato appuntamento – venerdì 8 settembre, alle ore 18, presso l’Hangar dell’Aero Club di Como, in viale Puecher – a volontari, amici, donatori di alimenti, strutture riceventi, sostenitori, sponsor e a quanti hanno aiutato a scrivere questo piccolo pezzetto di storia. Sarà l’occasione per un ringraziamento e un brindisi insieme.

Il Settimanale ne ha parlato con Monica Molteni, volontaria della prima ora (insieme a Cecilia Canepa, fondatrice di Siticibo a Milano e, in seguito, a Como) e oggi punto di riferimento nell’articolata e complessa rete di raccolta e distribuzione cittadina.

«L’idea di Siticibo – spiega Monica – nacque attorno ai primi anni 2000. L’intuizione fu di Cecilia Canepa, comasca d’origine, trasferitasi a Milano dopo il matrimonio, che, come membro della commissione mensa presso la scuola dei suoi figli, ne rimase colpita dall’eccessivo spreco di cibo. In Italia all’epoca ancora non esisteva una legge specifica sul fresco e sul cotto, anzi chi produceva questo tipo di alimenti aveva l’obbligo di buttarli quando il loro termine di vita era scaduto. La prima sfida su cui Cecilia decise di giocarsi fu dunque proprio quella di cercare di colmare questo vuoto legislativo, e in ciò trovò sponda nel Banco Alimentare che già da 15 anni si occupava del ritiro di alimenti “secchi”, cioè confezionati e di lunga durata.  Le energie messe in campo riuscirono a far promuovere una legge – la legge del Buon samaritano – che introdusse l’autorizzazione al recupero di alimenti cotti e freschi ancora integri. Era il 2003».

E quando arrivò a Como?

«Una volta affinato il progetto la prima città, dopo Milano, in cui “sbarcò” Siticibo fu proprio Como. Una decisione maturata in forza delle origini comasche di Cecilia che, riunì attorno a sé, a questo scopo, alcune amicizie di lunga data. Fu un avvio molto in sordina. In sinergia con il Banco di Solidarietà di Como iniziammo con un piccolo test in tre scuole comasche e in due strutture di carità del capoluogo, partendo da prodotti semplici come yogurt, frutta, pane… I primi numeri furono irrisori. Quando andava bene recuperavamo 3 kg di pane, 3 kg di frutta, 20 yogurt… »

Ma si era solo all’inizio, ed oggi non si contano più i kg, ma le tonnellate…

L’intervista completa sull’edizione cartacea di questa settimana.