Che ci faranno mai scatoloni e scatoloni pieni zeppi di occhiali da sole nuovi negli scantinati del Centro Cardinal Ferrari? …cose che nessuno sa.

Proprio così, dai sotterranei del Centro Pastorale, è iniziato il breve campo di lavoro diocesano per giovani dal titolo “Date voi stessi” svoltosi dall’8 al 10 settembre scorsi.

Una proposta nuova, pensata ed organizzata dal Centro missionario in collaborazione con Caritas. Una specie di sfida, a cui una decina di giovani, provenienti da più parti della diocesi, hanno risposto in modo entusiasta mettendosi in gioco, senza lasciarsi spaventare delle parole “sudore, incontro, silenzio, missione”. Tre giorni intensi e ricchi, con un tempo per ogni cosa.

C’è stato un tempo trascorso con i richiedenti asilo accolti in via Sirtori, per insegnare l’italiano o semplicemente cantare e suonare, un tempo per mangiare insieme, con la bellezza di sentirsi accolti dai migranti. C’è stato un tempo per creare Legami, incontrando i senza fissa dimora lungo le strade di Como.

C’è stato un tempo per lavorare e sudare, pulendo e riordinando i sotterranei del Centro Pastorale, portando furgoni di carta al macero, collaborando al trasloco di un ufficio, scartavetrando e ridipingendo alcune finestre scrostate.

C’è stato un tempo per incontrare la missione ascoltando il racconto di chi vive ogni giorno, in una chiesa sorella, la carità, “caricia de la Iglesia a su pueblo” (carezza della Chiesa al suo popolo). C’è stato un tempo per riflettere e un tempo per le domande, quelle vere. C’è stato un tempo per pregare insieme e celebrare, un tempo per ringraziare, un tempo per interrogarsi e condividere.

Ed è proprio nella condivisione che emergono i doni più belli e sorprendenti e si scopre la ricchezza di questi giorni.

Elena si stupisce perché “alla fine ci si accorge che è così semplice fare del bene e a volte neanche lo sappiamo. Il mondo ha bisogno di Amore… ed è così facile darlo e riceverlo che ne vale la pena! Grande è ciò che ci viene restituito e il Bene che ci torna indietro”. “Certo”, si interroga Maria, “a volte il rischio è quello di farlo solo per avere un ringraziamento, e dunque una gratificazione personale… Ed è “facile” fare del bene con chi ha bisogno, più difficile è tra noi, perché spesso siamo giudicanti. È bello però vedere che esistono davvero missionari o persone che vivono la gratuità: i testimoni ci dimostrano che è possibile”.

Stefano ha apprezzato in modo particolare l’esperienza di incontro con i senza fissa dimora e con i migranti perché gli ha permesso di capire, almeno un po’di più, il cammino di queste persone.

Matilde è colpita invece dall’immediatezza con cui sono nate le relazioni e dal fatto che “i legami che si creano sono veri. Non servono grandi progetti perché questo accada, a volte basta stare” o “mettersi a disposizione, semplicemente, con le conoscenze che abbiamo, a volte anche solo le più semplici, come la lingua” aggiunge Pietro, che prosegue dicendo “il grazie dei migranti mi ha fatto capire che una cosa, per me piccola, per loro era veramente grande.

Il grazie può essere una porta aperta sulla grazia. Ed ora mi chiedo: come posso mettere le mie conoscenze a disposizione degli altri? Come posso servire?”. Anche Serena è colpita dalla “spontaneità con cui si può entrare in relazione (alla faccia dei nostri pregiudizi!), dalla tenacia che abbiamo visto nei migranti e che a noi spesso manca”, così come dalla collaborazione tra loro nell’apprendimento della lingua italiana.

Quest’ultima cosa la osserva Martina, mentre si interroga: “quello che io faccio, a me piace. Ma a loro… serve? Se sì, come è possibile portare avanti tutto questo senza perdersi tra i mille impegni che ci riempiono la vita?”. E ancora… che cosa è giusto? Cosa ha senso e dà senso? Domande grandi, che è bello porsi, anzi, è necessario porsi! Primo passo per cercare risposte e soluzioni, magari insieme, uscendo dalla pesantezza del “si è sempre fatto così”. Con pazienza e tanta fiducia. Senza la presunzione o la preoccupazione di dover salvare il mondo, perché il Salvatore esiste già e sempre ci precede. Ma senza paura di osare, senza paura di avere un bel sogno!

“Date voi stessi” diceva Gesù. È in questo scambio che si nasconde la chiave.

E allora diamo noi stessi, così come siamo, pur con i nostri dubbi, le nostre povertà ed imperfezioni. Iniziamo a dare noi stessi, e sarà come guardare il mondo indossando occhiali (da sole?) nuovi.

Per info sui prossimi campi di lavoro seguite la pagine facebbok Missio Como (clicca qui).