Questa mattina, il vescovo Oscar Cantoni ha presieduto a Tirano la solenne concelebrazione nel 513° anniversario dell’Apparizione della B.V. Maria al beato Mario Omodei. La liturgia eucaristica, concelebrata dal rettore del santuario, don Gianpiero Franzi, dal parroco di Tirano, don Paolo Busato, e dal vicario episcopale per la provincia di Sondrio, don Corrado Necchi, oltre che da decine di preti provenienti da tutta la Diocesi, ha visto una numerosa partecipazione di fedeli.
«Questo è il giorno scelto da Maria per posare i suoi piedi su questo suolo benedetto. È giorno di riconoscenza», ha affermato don Franzi salutando il Vescovo e accogliendo i pellegrini giunti da tutta la Valtellina, dalla Valchiavenna e da fuori provincia, come pure dal vicino Canton Grigioni.

Di seguito le parole pronunciate dal vescovo Oscar all’omelia.

Cari fratelli e sorelle che componete questa santa assemblea,
si rinnova anche quest’anno la festa della Madonna di Tirano, tanto cara al cuore di tutti i Valtellinesi ed è perciò un appuntamento molto atteso il ritrovarci qui, insieme, in questa celebrazione eucaristica, come figli che accorrono dove la Madre comune ci aspetta, ci convoca, ci consola e ci conduce a Gesù. E dove c’è Maria, lì c’è anche lo Spirito Santo; dove c’è Maria lì c’è la Chiesa, di cui Ella è Madre, modello e immagine.
Ciascuno di noi si senta un invitato speciale e a lungo atteso, come nell’episodio evangelico del banchetto di nozze a Cana, dove assieme a Maria tra gli invitati era presente Gesù con i suoi discepoli.
Come una madre attenta e premurosa verso i suoi figli, Maria capta immediatamente che l’atmosfera di festa, tipica di un banchetto di nozze, può venir meno perché a un certo punto il vino viene a mancare. Sarebbe una umiliazione troppo forte per gli sposi e la festa potrebbe perdere la sua originaria freschezza.
E allora Maria esclama, rivolgendosi a Gesù: “Non hanno più vino!”.
Lo constata anche oggi con noi, all’interno delle nostre famiglie e delle nostre comunità parrocchiali. Il vino della festa e della gioia può venir meno tra noi a causa delle ferite di tante famiglie, dei lutti causati da un figlio, che si è tolto la vita, o a causa di un disastroso incidente stradale o per il lavoro che è venuto a mancare, ma anche per l’alcolismo, il gioco e altre dipendenze.
Il vino della festa può rarefarsi anche tra noi a causa della mancanza di dialogo in famiglia, tra marito e moglie, tra genitori che faticano a trasmettere la fede ai loro figli, tra persone distanti per età, per professione, per cultura, e a volte anche tra i membri delle comunità parrocchiali, che fanno fatica ad ascoltare e a dialogare tra loro.
Il vino della festa potrebbe rarefarsi se scomparisse la passione per la vita, il gusto della fraternità, privandosi di tanti momenti di impegno e di solidarietà, che invece fanno parte della nostra tradizione secolare.
Maria è una madre sollecita. Non solo rileva immediatamente la situazione, ma anche prende l’iniziativa per venire incontro a ciascuno. Va subito al cuore del problema ed esclama: “Fate quello che vi dirà!”.
Invitandoci a fare quello che Gesù ci dice, Maria ci invita a rinnovare, anzitutto, un rapporto personale e comunitario con il Signore Gesù, immagine del Padre, il quale non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva, ossia desidera che tutti possiamo vivere una vita veramente degna dei figli di Dio, libera dalla oppressione del male, dalla bramosia dei beni, una vita fondata piuttosto su una piena solidarietà con i fratelli, condividendo ciò che si è e ciò che si possiede, sostenendo i più indifesi e più poveri come parte della propria famiglia.
Il messaggio di Maria vale per ciascuno di noi, per la nostra vita personale, ma anche per mantenere nelle nostre comunità parrocchiali un clima costante di festa e di gioia, ossia per aiutarci a costruire giorno per giorno la fraternità cristiana, che è ciò che maggiormente caratterizza la vita dei discepoli di Gesù, in modo di rendere “a misura di famiglia” anche la società in cui noi oggi viviamo.
Gesù è come il vino nuovo che rallegra il cuore dell’uomo, che dà significato pieno alla nostra vita. Credere in Gesù, aderire in piena fiducia a lui e alla sua parola, come i primi discepoli, che credettero dopo aver visto a Cana l’acqua mutata in vino, è la risposta a cui ci invita Maria oggi, con pressante sollecitudine.
Non rinunciamo alla fede trasmessa dai nostri padri nel Signore Gesù. Accogliamola come il dono più grande di Dio Padre, perché in una vita animata dalla costante presenza dello Spirito Santo, possiamo offrire al mondo una testimonianza di vita riuscita, perché fondata non sulla sicurezza dell’avere, ma sulla generosità del dono, a immagine di Colui che, fratello tra i fratelli, è venuto non per farsi servire, ma per servire lui stesso e dare la vita.
Camminando così alla sequela del Signore, “bene avrai!”, ripete a noi oggi Maria qui a Tirano, riuniti per celebrare il ricordo della sua apparizione, rinnovando la promessa fatta a Mario Omodei, il 29 settembre 1504. È un messaggio di vita e di speranza che ci riguarda perché apre nuove prospettive, ci lancia decisamente verso il futuro con lo sguardo rivolto a Cristo, con la missione di vivere come testimoni e annunciatori della Misericordia di Dio.