C’è attesa a Santa Caterina Valfurva (So): dall’11 al 14 marzo qui si svolgerà la cinquantasettesima edizione della gara sciistica “Alfred Dalavay Challenge”. La località alpina è abituata ad accogliere atleti di tutto il mondo. La particolarità di questo “Challenge” è che a confrontarsi saranno sacerdoti, provenienti soprattutto da Italia, Svizzera e Francia.
A dare il nome alla competizione è don Alfred Delavay, sacerdote francese dell’Alta Savoia, appassionato di sci e montagna. Creò questo evento sportivo per condividere, con confratelli e amici, la passione per lo sport e l’ambiente alpino. Alla prima edizione del 1962 parteciparono una ventina di sacerdoti. A Santa Caterina i preti-sciatori saranno una settantina. La tradizione del “Challenge” si è perpetuata grazie all’impegno degli amici e dei familiari di don Delavay, il quale, il 18 settembre 1965, rimase vittima di un incidente durante un’ascensione sul massiccio del Monte Bianco. La gara, di richiamo europeo, è una tradizione fra le nevi di Francia e Svizzera: questa di Santa Caterina è la terza edizione italiana, la prima in provincia di Sondrio.
La compagine “azzurra” vedrà una forte rappresentanza della diocesi di Como, ma non mancheranno sacerdoti da Milano, Bergamo e da alcune parrocchie dell’Emilia-Romagna. La competizione è una combinata, con due specialità: sci di fondo (lunedì 12) e sci alpino, con uno slalom gigante (martedì 13). Lunedì 12 marzo, alle ore 18.00, la Santa Messa, nella parrocchiale di Santa Caterina, sarà presieduta dal vescovo monsignor Oscar Cantoni. Le premiazioni sono in programma nel pomeriggio del 13 marzo. Il giorno successivo alcuni dei partecipanti al “Challenge” si fermeranno a Santa Caterina, alla scoperta della storia, della cultura, dell’arte e della bellezza naturale del territorio.
«Quando siamo in gara la competizione si fa seria – racconta uno dei don iscritti al “Challenge” –. Questa manifestazione, però, è un’occasione di fraternità, per conoscersi e condividere, in un contesto diverso dal solito, le esperienze in ambito pastorale». La gara, conclude il sacerdote, «è un modo per vivere in modo sano la competizione e l’agonismo, valorizzando il messaggio positivo dello sport e avendo l’opportunità di gustare la bellezza del Creato ». Nel 2019 appuntamento a Grenoble.