C’è anche il nome di Cristina Mazzotti tra quelli delle quasi mille vittime innocenti di mafia che questa sera verranno letti in Piazza Dumo a Como in occasione delle manifestazione per la Giornata della memoria e dell’impegno promossa dal Coordinamento provinciale di Libera in collaborazione con il Coordinamento Comasco per la Pace e il Csv Insubria.
La giovane Cristina è l’unica vittima di quel lungo elenco ad essere stata uccisa in provincia di Como: era il luglio 1975, 42 anni fa. Molti tra i nostri lettori ricorderanno il volto della diciottenne, impresso sulle pagine dei giornali dell’epoca, dopo il rapimento avvenuto la sera del 26 giugno mentre, insieme ad alcuni amici, rientrata nella villa di famiglia a Eupilio percorrendo la strada per Longone al Segrino.
I resti del suo corpo senza vita verranno ritrovati solo nel mese di settembre nella discarica di Varallino, vicino a Sesto Calende: l’autopsia accertò che si trovava lì da almeno 40 giorni. Ci vollero alcuni mesi, seguendo a ritroso la pista dei soldi del riscatto pagato dai genitori (oltre un miliardo di lire), per catturare tutta la banda. Il processo si chiuse con otto ergastoli e due condanne a 23 anni di carcere, mostrando – per la prima volta in maniera chiara – un filo che univa la criminalità locale ad alcuni esponenti della criminalità organizzata calabrese.
«Se guardo a tutte le volte che oggi ci interroghiamo sulla presenza o meno delle cosche nei nostri territori penso che già allora – 42 anni fa – le mafie erano presenti in Lombardia e hanno avuto un ruolo di primo piano nel rapimento e nell’uccisione di Cristina», racconta a Il Settimanale, Arianna Mazzotti che di Cristiana sarebbe stata la nipote se solo non ci fosse stata questa terribile pagina di storia italiana, oggi vice-presidente della Fondazione Cristiana Mazzotti onlus.
La fondazione – nata nell’ottobre del 1975 per volontà del padre di Cristina – è impegnata nell’analisi del fenomeno mafioso (finanziando ricerche e studi di diverse università) e promuovendo progetti per la promozione della legalità.
La storia di Cristina Mazzotti è raccontata anche nello spettacolo “5 centimetri d’aria”, un monologo nato dalla collaborazione del Piccolo Teatro di Milano con i dottorandi del corso di Sociologia della Criminalità Organizzata dell’Università Statale.
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